Usa, la carica delle democratiche per espugnare i fortini della destra

by Sergio Segio | 3 Ottobre 2013 7:18

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NEW YORK — Donne progressiste per strappare seggi-chiave ai repubblicani nel Sud conservatore, dal Kentucky alla Georgia? Sembra un’idea balzana. Come quella di provare a candidare, per la successione a Rick Perry come governatore del Texas, una biondissima cinquantenne col fisico da top model, Wendy Davis: una «liberal» che a destra è già stata bollata con un soprannome non proprio affettuoso, «abortion Barbie», per aver combattuto, tre mesi fa ad Austin, nel parlamento dello Stato, una durissima battaglia a favore della libertà di scelta della donna, corredato da un blitz ostruzionistico. Un discorso-fiume durato 11 ore che ha bloccato l’aula fino a mezzanotte, ora della chiusura della sessione parlamentare primaverile.
Eppure è proprio questa la linea del partito democratico per provare a riconquistare il Texas e altri Stati del Sud: lanciare un «commando» di donne per sfondare in collegi fin qui dominati da una politica conservatrice e sostanzialmente maschilista. Un anno fa, di questi tempi, gli analisti politici osservavano con scetticismo Heidi Heitkamp, una tranquilla signora democratica di 57 anni, contendere il seggio senatoriale del North Dakota, un baluardo della destra, al repubblicano Rick Berg. Ma alle elezioni del novembre 2012 fu lei a spuntarla, sia pure con una differenza di un solo punto percentuale. Da allora la strategia dei democratici è cambiata: in Georgia, per il seggio senatoriale, è scesa in campo Michelle Nunn, figlia di un leggendario senatore democratico (il «blue dog» Sam Nunn) mentre in Kentucky Alison Lundergan Grimes sfiderà addirittura Mitch McConnell, il capo della minoranza repubblicana al Senato che ieri sera ha negoziato con Obama alla Casa Bianca insieme allo «speaker» della Camera, John Boehner. Mentre in West Virginia ha deciso di scendere in campo Natalie Tennant.
Sorpresa: nei sondaggi delle settimane scorse in Georgia e Kentucky le due candidate democratiche sono state date in vantaggio sui probabili avversari repubblicani. Indagini demoscopiche condotte un anno prima delle elezioni del novembre 2014 significano, ovviamente, ben poco: a volte basta una raffica di spot televisivi negativi per distruggere un candidato in una settimana. Ma sul fronte della politica democratica al femminile qualcosa sta cambiando davvero: dieci delle 12 candidate progressiste al Senato che si sono presentate negli ultimi anni sono state elette. L’ultima, Claire McCaskill, nel Missouri degli arciconservatori. Mentre Mary Landrieu e Kay Hagen difendono bene i loro seggi in Louisiana e North Carolina.
I sondaggisti cominciano a pensare che nel Sud la carica di quelle che ormai vengono chiamate scherzosamente le «Dixie Chicks» possa costringere alla ritirata i «Good Old Boys» conservatori. I democratici nel Sud si affidano sempre più a donne che paiono instancabili, parlano chiaro, che non si fanno spaventare. A torto o a ragione molti elettori nella loro testa le contrappongono a una classe politica prevalentemente maschile percepita come la responsabile della paralisi parlamentare a Washington.
A sinistra sembra diffondersi, insomma, un cambio di prospettiva: le donne viste come negoziatrici più tenaci e pragmatiche, con una maggiore sensibilità per i problemi quotidiani della vita delle famiglie. La Tennant negli incontri elettorali non parla di aborto ma si presenta come la donna cresciuta in una fattoria con cinque fratelli, moglie di un militare appena tornato dall’Afghanistan.
Altra storia, tutta da osservare, quella della Davis in Texas. Avvenente anche se non più giovane, pluridivorziata e con una vita piuttosto turbolenta alle spalle, Wendy è già un’icona delle donne stufe della politica al maschile che l’ammirano quando irrompe, altissima, sulle sue Louboutin coi tacchi da vertigine. E le «sneaker» rosa indossate durante il «filibustering» in Parlamento sono già diventate per molti scarpe di culto. I sondaggi danno per ora in lieve vantaggio l’«attorney general» del Texas, Greg Abbott, il suo probabile avversario (la Davis dovrebbe annunciare proprio oggi la sua candidatura). Ma segnalano anche che i repubblicani stanno perdendo consensi nell’elettorato femminile.
Democratici fronte delle donne? Metterla così è sbagliato: un partito deve includere, non segmentare. Certo che il capo dell’organizzazione, Debbie Wasserman Schultz, è una donna. E che per la Casa Bianca nel 2016 la sinistra si prepara a proporre una signora che molti considerano del Sud, visto che, prima di arrivare a Washington, era la «first lady» del governatore dell’Arkansas, Bill Clinton.
Massimo Gaggi

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