UnipolSai secondo gruppo assicurativo italiano

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BOLOGNA — Ormai è quasi fatta: UnipolSai si avvia a diventare una realtà anche giuridica, dopo che la fusione è stata benedetta dal voto assembleare. Manca ancora un tassello: il sì dell’assemblea degli azionisti della Milano assicurazioni, che arriverà stamane, mentre un minimo di brivido in più potrebbe venire dall’assemblea degli azionisti di risparmio della Milano, di lunedì. Ma dopo che Unipol medesima ha acquistato circa il 26,5% dei titoli risp (più il 2% controllato da Fonsai) anche l’ok di questa categoria di soci, che in passato aveva minacciato battaglia, dovrebbe essere acquisito.
Da ieri dunque la fusione tra Unipol assicurazioni, Premafin e Fonsai ha avuto il disco verde dalle rispettive assemblee. Totalitario il voto di Premafin e Unipol assicurazioni, plebiscitario nel caso di Fonsai (ha votato sì il 96,6% del capitale presente, pari al 62,46% del capitale totale); irrilevante il numero dei voti contrari, astenuto il fondo Arepo di Matteo Arpe. Così, una delle più travagliate operazioni di aggregazione societaria si avvia alla conclusione, dopo un percorso durato quasi due anni alla fine del quale nascere il primo gruppo assicurativo nei rami danni, il quinto nel vita e il secondo – dopo Generali nella classifica complessiva.
Una fusione che anche ieri ha vissuto la sua parte di polemiche, in particolare da parte dei piccoli azionisti, che hanno visto il loro investimento polverizzato dall’aumento di capitale. «Voteremo no alla fusione perché sono l’ultimo passaggio di un percorso che non ha tenuto in debita considerazione gli interessi dell’azionariato diffuso», ha spiegato Paolo Fiorio, presidente del Movimento Consumatori intervenendo in assemblea. Carlo Cimbri, ad di Unipol (e di Fonsai) ha rivendicato invece la «finalità prettamente industriale» di quello che ha definito un salvataggio ed ha sostenuto che senza l’aumento di capitale da 1,1 miliardi di euro proposto da Unipol nel 2012 «la situazione di capitale di Fonsai sarebbe negativa per 600 milioni al 30 giugno 2013, mentre con l’aumento è positiva per 400 milioni» e comunque «il Solvency ratio è al 119%», ancora al di sotto di quel 120% considerata la soglia minima dalle autorità di vigilanza.
E ancora, Cimbri si è chiesto «dove erano le associazioni dei consumatori, mentre Fondiaria veniva depredata» riferendosi al 2010-2011. Altre polemiche hanno riguardato le azioni di risparmio di categoria A della Fonsai, sollevate dal rappresentante di categoria Dario Trevisan (su cui tuttavia ci sono state aperture da parte di Cimbri, che ha parlato di possibile semplificazione della struttura azionaria post fusione) mentre l’ad di Fonsai ha smentito, parlando in assemblea, che ci siano state riunioni misteriose nella sede bolognese della compagnia con uomini Consob. Per quanto riguarda i prodotti strutturati (il 19% degli attivi finanziari di UnipolSai), ancora al vaglio della Commissione, Cimbri ha comunque detto: «Non penso che ci siano gli elementi per andare a modificare i concambi».
L’ad di Unipol-Fonsai a proposito dell’aumento di capitale di Alitalia (di cui ha il 4,4%) ha detto: «Non sottoscriviamo, non è una partecipazione strategica».


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