by Sergio Segio | 25 Ottobre 2013 7:16
TRENTO — «Produci utensili affilati? Allora preparali»: una battuta a un militante per aprire le danze. Il ciclone Beppe Grillo sbarca in Trentino-Alto Adige in vista del voto alle provinciali di domenica. E ne ha per tutti. Prima improvvisa, dopo un incontro fiume con i candidati, un mini-comizio in strada a Rovereto, poi scalda la piazza a Trento. A ruota libera. Come suo solito. Attacca Enrico Letta («va in tv dice una cosa poi ne fa un’altra»), Giorgio Napolitano («una persona furba»), Silvio Berlusconi («non esiste più»). Spiega che «vogliono farci fuori con la nuova leggere elettorale», chiarisce che a suo parere «il reato di immigrazione clandestina è da mantenere», «abbiamo fatto un sondaggio e l’85% dà ragione a me». Attacca i media e dice che si farebbe intervistare «in diretta». Applausi dalla gente e foto (anche) con un immigrato marocchino.
Oltre a Grillo ieri in provincia si è vista una passerella di big a tirare la volata della campagna elettorale (si vota domenica dalle 7 alle 22, oggi sarà in regione il segretario pd Guglielmo Epifani): da Debora Serracchiani a Raffaele Fitto all’ex governatore Lorenzo Dellai. E proprio la fine dei «regni» di Dellai — presidente dal ‘99 e sbarcato in Parlamento in primavera con Scelta civica — e Luis Durnwalder (in carica dal marzo ‘89, prima della caduta del Muro di Berlino) è il marchio che contraddistingue questa tornata elettorale. A Trento grande favorito è il centrosinistra: il Pd vuole confermare la leadership (23,7%) conquistata a febbraio, il candidato-governatore uscito vincente dalle primarie è Ugo Rossi del Partito autonomista Trentino tirolese. Lo sfidante principale è Diego Mosna, imprenditore, patron del Trentino Volley, pluricampione del mondo per club sotto la sua presidenza. Mosna guida un gruppo di liste civiche, tra cui Progetto Trentino, nata in parte da una costola dell’Unione per il Trentino di Dellai. Costola che potrebbe dar vita anche ad alchimie politiche nel post-voto in caso di maggioranze risicate. Il Movimento 5 Stelle presenta Filippo Degasperi e spera di bissare il buon esito di febbraio, quando ottenne il 20,7%. Il centrodestra, invece, si presenta letteralmente frantumato. Quattro liste — Fratelli d’Italia, Lega, Forza Trentino e Moderati italiani in rivoluzione — ognuna con un proprio candidato. Una diaspora che rischia di pesare. Analoga la situazione anche a Bolzano, dove la frammentazione è ancora maggiore: cinque le liste di centrodestra presentate, quattro accettate (Fratelli d’Italia esclusa per un problema sull’autenticazione delle firme). L’implosione della coalizione rischia di avere ripercussioni: la composizione della giunta deve rispettare infatti per legge la proporzione della composizione etnica (e di genere, ndr ) del consiglio. Ciò significa che un minor peso dei partiti legati alla minoranza italiana comporterà un minor numero di assessori: per questo il Pd ha puntato parte della sua campagna sul voto utile. A Bolzano e provincia domina da sempre la Svp (alle politiche ha sorpassato il 44%), che ora si appresta ad aprire una nuova era. L’erede designato di Durnwalder è Arno Kompatscher, 42 anni. Spingono i movimenti secessionisti. Se loro si vogliono staccare dall’Italia, Grillo invece è pronto ad andare in Europa «per ridefinire la nostra posizione: rinegoziando il debito o spingendo per la creazione degli eurobond».
Emanuele Buzzi
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