by Sergio Segio | 17 Ottobre 2013 6:21
ROMA — I mercati ieri hanno premuto il tasto del «rewind», del riavvolgimento del tempo: lo spread infatti è sceso ai livelli del luglio 2011, prima che sul debito sovrano dell’Italia e sull’euro si scatenasse la speculazione. Sul calo del differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali italiani e dei Bund tedeschi di uguale durata — che si è chiuso a 231 punti base dopo aver toccato il minimo di 229 punti— hanno influito soprattutto il rialzo dei tassi di interesse dei titoli di Berlino e la situazione di attesa — ieri improntata all’ottimismo per l’approssimarsi del primo accordo raggiunto al Congresso di Washington sull’innalzamento del tetto del debito per le decisioni di politica monetaria degli Usa. Ma, a sentire gli operatori, ha giocato il suo ruolo anche il fatto che la legge di Stabilità è piaciuta agli investitori in un contesto di miglioramento del clima nei confronti dell’Italia. «Sì, la legge di Stabilità è stata ben accolta dai mercati» ha commentato al Tg1 il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni precisando che «certamente si poteva fare di più e il provvedimento potrà essere migliorato in Parlamento: siamo aperti ai contributi delle Camere».
Il ribasso dello spread — che è tornato a distanziare quello della Spagna e che ieri è stato accompagnato dal sesto risultato positivo consecutivo di Piazza Affari, la migliore dell’Europa con un guadagno dell’1,45% — è comunque di per sé una notizia buona. Perché in prospettiva diminuiranno gli oneri di finanziamento del debito a carico dello Stato anche se per ora sono calati i tassi dei titoli a breve e a medio termine mentre quelli del decennale sono rimasti attorno al 4,24% e il differenziale è diminuito soprattutto perché sono aumentati i tassi tedeschi. E perché con lo spread cala anche il premio aggiuntivo che banche e imprese del nostro Paese debbono pagare sui tassi di interesse quando vanno sul mercato a finanziarsi, rispetto alle banche e alle imprese della Germania e di quelle di altri Paesi europei.
Per conservare la benevolenza dei mercati è però importante che — come ha esortato ieri la Banca d’Italia nel suo Bollettino economico — si mantenga il rispetto «scrupoloso» degli obiettivi di bilancio e si facciano le riforme necessarie per non perdere l’occasione di agganciare e quindi rinforzare quella ripresa che seppure timidamente si sta affacciando. «È essenziale non disperdere le opportunità offerte dal miglioramento del quadro congiunturale dell’area dell’euro e dai primi segnali di stabilizzazione in Italia», affermano gli economisti di Palazzo Koch, che in questa occasione sono apparsi più positivi del passato nell’analisi della congiuntura. «Si profila la possibilità di un’inversione di tendenza dell’attività economica entro la fine dell’anno» dice il Bollettino, rilevando che il ritmo di caduta del Pil «nel trimestre estivo dovrebbe essersi pressoché annullato». In un quadro che rimane comunque incerto vengono evidenziate anche cose che stanno andando bene. Come, per esempio i pagamenti alle imprese dei debiti della Pubblica amministrazione «che stanno avendo effetti favorevoli» perché «sembrano associarsi a un miglioramento delle prospettive delle imprese che li hanno ricevuti». Tali imprese, rivela il Bollettino, finora sono circa un terzo di quelle interpellate nei sondaggi della Banca d’Italia e hanno riferito di aver ricevuto pagamenti «di importo non trascurabile» che saranno utilizzati per pagare a loro volta altri debiti e per finanziare nuovi investimenti.
Non diminuisce invece l’urgenza del problema lavoro, anche se il ritmo di caduta dell’occupazione si è attenuato e di quello dell’accesso al credito di imprese e famiglie. «Le tensioni sull’offerta di prestiti restano un freno alla ripresa», sostengono gli economisti della Banca d’Italia, ribadendo che è colpa soprattutto della recessione e che le banche comunque sono solide e ben patrimonializzate.
Stefania Tamburello
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