Spiare il mio miglior amico: se l’America rompe la regola

by Sergio Segio | 24 Ottobre 2013 8:25

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Un’architettura così democratica sembra beffardamente ironica, ora che è forte il sospetto che perfino il Kanzleramt, il luogo da dove viene governata la nazione egemone d’Europa, pilastro dell’Alleanza Transatlantica, sia sotto il controllo pervasivo dell’ubiqua Nsa, la National Security Agency. Dopo il Brasile, il Messico, l’Unione europea, la Francia e l’Italia, tocca alla Germania di Angela Merkel ritrovarsi nella lista ufficiale degli alleati spiati. Attenzione, questa volta non sono i vituperati e irresponsabili media, con le loro rivelazioni, a costringere un governo a venire allo scoperto e ammettere una verità già conosciuta. Questa volta è il portavoce della cancelleria ad anticipare tutti, spiegando che il suo Paese è in possesso di tale informazione. La Casa Bianca smentisce. Al telefono con la signora Merkel, il presidente Obama le assicura «che gli Stati Uniti non stanno controllando e non controlleranno le comunicazioni della cancelliera». Nei rapporti ufficiali fra Stati, questa dichiarazione ha un valore per sé. Ma anche se il cellulare di Angela Merkel non fosse ascoltato, la sostanza non cambierebbe. Il capo della Casa Bianca ripete infatti che gli USA stanno rivedendo il modo in cui opera l’intelligence, «per essere sicuri di conciliare le esigenze di sicurezza dei nostri cittadini e degli alleati con le preoccupazioni per la privacy». Il punto vero è che una soglia è stata superata. Nessuno può e deve scandalizzarsi che una potenza globale come gli Stati Uniti abbiano un efficiente servizio di raccolta d’informazioni. Tanto più che le analisi Big Data della Nsa non sono diverse da quelle che consentono a Google, Amazon o Yahoo di sapere tutto dei loro milioni di users, senza che nessuno faccia storie. Ma nel campo minato e sensibile della sicurezza, le immense possibilità aperte dalle nuove frontiere tecnologiche pongono a Paesi che si vogliono amici e alleati un dovere di maggior coordinamento, limiti e regole del fuori gioco. A meno di ragioni inconfessabili, di carattere diverso dalla sicurezza, che senso ha spiare i leader di Paesi che con l’America condividono cause, interessi e impegni strategici?

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