Siria, altro round di colloqui “A Ginevra il 23 novembre”

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LA CONFERENZA di pace per la Siria, voluta dal presidente americano Obama e dal russo Putin per risolvere il conflitto attraverso un negoziato, è fissata il 23 novembre a Ginevra. Lo annuncia al-Arabi, il segretario della Lega araba. Il quale invita l’opposizione e il regime a sedersi al tavolo della “Ginevra-2” (il primo round fece fiasco nel 2012) per disegnare la traiettoria di una transizione politica verso un futuro democratico. L’annuncio coincide con l’esplosione dell’ennesima autobomba che a Hama fa almeno 31 morti fra i soldati dell’esercito.
Quanto sia ambiziosa l’impresa diplomatica è evidente nella cautela di al-Arabi, che subito aggiunge: «Restano molti ostacoli da superare prima di un risultato ». Al suo fianco Brahimi, inviato speciale dell’Onu, rincara: il summit non può aver luogo «senza una opposizione credibile, rappresentante di una parte importante del popolo». Proprio in quel riferimento alla «rappresentatività» si condensa lo scoglio che rischia di affondare ogni tentativo di una pace negoziata.
I dubbi riguardano la credibilità della Coalizione nazionale siriana, il più importante gruppo di opposizione in esilio sostenuto da 11 Paesi occidentali e arabi. Già il Consiglio nazionale, la componente maggioritaria, respinge l’invito: non soltanto non si presenterà a Ginevra – fa sapere Sabra, il capo – ma se la Coalizione ci andrà, Sabra minaccia la scissione.
Non sarebbe il primo a farlo: appena pochi giorni fa, 70 gruppi ribelli si sono dissociati dalla Coalizione. Questo dopo il «disconoscimento» sottoscritto già in settembre da 13 fra le più potenti formazioni armate, confluite sotto l’ala delle brigate jihadiste. Per giunta, il nuovo presidente della Coalizione, al-Jarba, uomo fino a poco fa sconosciuto alla gran parte dei siriani, è un leader tribale, poligamo, imparentato con il re saudita che ha prese in mogli due cugine del medesimo clan. Perciò gode di scarso sostegno fra i siriani speranzosi di un futuro di democrazia e modernità. Piuttosto, la nomina di al-Jarba sigla il passaggio delle consegne fra Qatar e Arabia Saudita al timone dell’opposizione.
Per sopperire a tutto questo, è in calendario martedì a Londra un incontro degli Amici della Siria, capitanati da America, Gran Bretagna e Francia con la Turchia e le monarchie del Golfo. Tutti premeranno sull’opposizione affinché questa si presenti a Ginevra «unita e forte» e soprattutto si convinca che la transizione politica è l’unica soluzione possibile per la pace dopo due anni e mezzo di guerra e oltre 115 mila morti. Riassume Haytham al-Manna, leader del Comitato di coordinamento nazionale, l’unico fronte laico disposto a cogliere l’occasione di Ginevra: «Prolungare il conflitto serve soltanto agli interessi di Assad e di Al Qaeda».


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