Sfiduciati o a caccia I senza lavoro sono sei milioni
Almeno secondo l’analisi di Coldiretti sulle iscrizioni alla scuola secondaria. Perché nell’anno scolastico 2013/2014 sono crollate le immatricolazioni di giovani che hanno scelto l’indirizzo industriale a favore del boom delle scuole di enogastronomia, turismo e agraria: 21.521 i giovani iscritti alle prime classi degli istituti professionali per le produzioni industriali, la manutenzione e l’assistenza tecnica, meno della metà di quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera (46.636) mentre sono salite a 13.378 le adesioni agli istituti professionali e tecnici di agraria. Due cuochi per ogni tecnico. Una vera escalation negli ultimi anni, secondo l’associazione degli imprenditori agricoli, tanto che oggi rappresentano oltre il 9 per cento del totale dei 515.807 giovani iscritti al primo anno delle scuole secondarie.
Insomma, con i tempi che corrono, e con l’esercito dei disoccupati in continua crescita (a quota 3,07 milioni, secondo gli ultimi dati Istat) la fabbrica perde appeal a fronte della moltitudine di giovani che sognano di emulare Carlo Cracco e Gualtiero Marchesi, che non perdono una puntata di Masterchef e che ogni anno vanno a ingrossare le fila delle scuole professionali dove si impara come si apre un riccio di mare, si prepara la besciamella e si sorride al cliente che cerca di scegliere da una monumentale carta dei vini.
Che sia solo una moda passeggera? È vero che le continue notizie di imprese che chiudono non sono incoraggianti e spingono i giovani a specializzarsi nei servizi che offrono maggiori possibilità di trovare lavoro ma anche dall’immagine glamour rispetto al più «freddo» e meno creativo lavoro industriale. Meglio inseguire i modelli di successo sbandierati nelle tv di tutto il mondo, piuttosto che entrare nella malinconica schiera dei «rassegnati». Da aprile a giugno scorso l’istituto nazionale di statistica accanto ai 3,07 milioni di disoccupati ha contato anche 2,99 milioni di persone tra i 15 e i 74 anni che non cercano però sono disponibili a lavorare (gli «scoraggiati») oppure cercano lavoro ma non sono subito disponibili.
Il popolo dei senza lavoro tocca così quota sei milioni, in Italia. La situazione è più drammatica al Sud (su 3.075.000 disoccupati le regioni meridionali hanno il non invidiabile primato di contarne quasi la metà, 1.458.000) e tra i giovani, di cui oltre la metà senza un’occupazione (1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935.000 se si considera la fascia 25-34 anni). I sindacati definiscono «desolanti» questi dati e chiedono una svolta nelle politiche dell’impiego. Ma forse è proprio la crisi a stravolgere la geografia del lavoro e le aspirazioni dei giovani disegnando un’Italia futura diversa da quella di oggi: un Paese senza fabbriche, ma ricco di servizi. Attenzione, però non tutte le ciambelle vengono con il buco.
Antonia Jacchia
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