by Sergio Segio | 9 Ottobre 2013 6:52
ROMA — Di scelte possibili ne ha a bizzeffe: lo vuole persino Mario Capanna con la sua associazione («una scrivania e un pc sono già pronti per lui»); lo cercano diverse comunità; si candidano ad ospitarlo i servizi sociali del Comune di San Giorgio in Bosco, nel padovano, disponibili a dargli un ufficio per consigliare gli imprenditori in crisi; persino il Codacons si è scomodato: chi meglio del Cavaliere potrebbe difendere i consumatori?
Ieri mattina Berlusconi era atteso a Roma, avrebbe dovuto vagliare altre offerte e altre ipotesi. Lo farà forse oggi, l’appuntamento è saltato, in apparenza, per un’indisposizione dell’avvocato Nicolò Ghedini. Si sa che il Cavaliere cercherà di andare vicino casa, non lontano da palazzo Grazioli, dove ha eletto la residenza e dove dovrebbe scontare gli arresti domiciliari. E si sa anche che alla fine potrebbe persino non lasciare le mure della sua casa: 20 uomini di scorta possono sconvolgere la vita di una Onlus, o di una comunità, per queste ragioni un giudice potrebbe anche accordare a Berlusconi un lavoro di pubblica utilità dalla sua residenza.
Il messaggio alle Camere di Giorgio Napolitano, sulle carceri, su provvedimenti di clemenza che abbiano l’utilità di alleggerire il sovraffollamento, è stato accolto con un doppio registro dagli esponenti del Pdl: per Renato Schifani è segnale atteso e importante, se alla fine si varasse un indulto sarebbe cosa utilissima anche al caso specifico, Alfano e i ministeriali ci leggono un segno inequivoco di pacificazione, ma per molti cosidetti «lealisti» cambia poco o pochissimo. Restano del tutto freddi gli avvocati. Ghedini, convinto che «l’amnistia per Berlusconi non c’entra nulla». Longo, che ricorda come «nell’indulto non sono mai stati inseriti reati fiscali». In questo quadro la reazione di Berlusconi risente delle varie interpretazioni, non è lontana da un corposo scetticismo misto ad un senso di scoramento complessivo, del tipo «sono troppo stanco per crederci ancora».
In questa girandola di ipotesi e scadenze (fra pochi giorni il Cavaliere dovrà comunque chiedere formalmente l’affidamento in prova ai servizi sociali) sembra che anche la richiesta di una grazia abbia ripreso forza. Due giorni fa i figli sono tornati alla carica, gli avrebbero sottoposto nuovamente una richiesta già scritta e argomentata, il Cavaliere non ha ancora firmato, ma è meno negativo di qualche settimana fa; alla fine potrebbe davvero fare un passo formale e chiedere un gesto di clemenza diretto al presidente della Repubblica, ovviamente dopo aver iniziato a scontare la pena. A meno che un’amnistia o un indulto non coinvolgano anche il suo caso, cosa che ieri il Pd già escludeva in modo categorico.
Un dettaglio finora sfuggito alle cronache riguarda un aspetto procedurale che potrebbe far notizia: di solito c’è anche una valutazione degli aspetti psicologici della persona tra le fasi che precedono l’accoglimento della richiesta di affidamento ai servizi sociali. Per chi sarà chiamato, eventualmente, a fornire un parere professionale sulle capacità di reinserimento sociale del reo, sarà certamente un lavoro nuovo, quantomeno per il nome del soggetto.
Per il resto continuano a circolare diverse ipotesi sulla scelta che Berlusconi dovrà compiere: il Centro Astalli per i rifugiati, gestito dai gesuiti, che è appena a 300 metri dal portone di palazzo Grazioli, ieri ha smentito di aver avuto contatti con il leader del Pdl. Le due associazioni gestite dai Radicali, a Roma, «Nessuno Tocchi Caino» e «Non c’è pace senza giustizia», sono state contattate, come anche l’Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia. Ma solo questo.
Marco Galluzzo
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