Salta l’intesa sulla guida dell’Antimafia

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ROMA — La Commissione parlamentare antimafia — che in passato fu guidata da Gerardo Chiaromonte e da Luciano Violante e più di recente da Beppe Pisanu — ancora non ha un presidente e non lo avrà almeno fino a martedì 22 ottobre, giorno in cui cade la nuova convocazione fissata dai presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, dopo la mancata votazione di ieri.
A Palazzo San Macuto, sede dell’organismo bicamerale, regna ancora l’impasse perché i partiti della maggioranza sono andati letteralmente nel pallone. Tanto da stoppare anche l’ipotesi di mediazione offerta dalla candidatura di Lorenzo Dellai (Scelta civica) sostenuta dal Pdl e da una parte del Pd. Ma l’ex presidente della Provincia di Trento è stato colpito anche da «fuoco amico» proveniente dal collega di partito Andrea Vecchio che ritiene di avere tutti i titoli per guidare la Commissione: «Io, Dellai, non lo voterò mai», avverte Vecchio.
Insomma, ieri quando il Pd non è entrato in Aula facendo mancare il numero legale si è capito che l’accordo su Dellai era stato venduto dal Pdl e dai «governativi» del Pd senza fare i conti con i sostenitori di Rosy Bindi. L’ex ministro della Sanità, infatti è dall’inizio della legislatura il nome speso ufficialmente dai democratici per la presidenza dell’Antimafia. Il Pd, poi, non intende mollare sulla poltrona di San Macuto dopo aver ceduto sui ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia e soprattutto sul Copasir (servizi segreti) che comunque spetta all’opposizione. Ma il Pdl — che ha il suo candidato di bandiera, Donato Bruno — ha fatto capire in tutte le salse ai colleghi democratici che la Bindi non passerà mai, così come Daniela Santanchè non ha avuto i voti per la vicepresidenza della Camera.
Ripicche e vendette. O, come dice Nichi Vendola parafrasando lo scrittore Roberto Saviano, «nell’Antimafia più che le larghe intese si sono visti i bassi litigi». Così, dopo il voto saltato, i commissari del Pd si sono riuniti con il segretario Guglielmo Epifani. Qualcuno ha chiesto se fuori dalla commissione fossero stati raggiunti accordi con Pdl e Sc ma Epifani ha negato. Qualche sospetto è caduto a sui «governativi» del Pd, i franceschiniani, che vorrebbero superare la candidatura Bindi. In questo marasma, Epifani ha usato una formula di rito al termine della riunione: «Sentirò i capigruppo perché al di là dei nomi il problema è decidere se avere un candidato espressione di una maggioranza più larga o un altro che prende i voti solo della nostra area».
Va da sé che, dopo il primo tentativo fallito di far passare la candidatura Dellai, il Pdl utilizza tutte le sue cartucce contro il Pd: «Governare con chi non rispetta gli accordi di maggioranza risulta sempre più difficile. Non è concepibile che un’intesa raggiunta non senza difficoltà venga poi disattesa», dice il capogruppo del Pdl Renato Schifani. Che aggiunge: «Quello consumato in Antimafia è uno strappo ulteriore». Il problema, però, è l’implosione dei partiti perché la candidatura Dellai non ha tenuto nel Pd ma anche in Sc e ha generato mal di pancia anche nel Pdl.
I grillini con tutto ciò ci vanno a nozze: «È una grandissima vergogna. Pd e Pdl litigano per spartirsi la poltrona», attacca Mario Giarrusso. Il M5S, tuttavia, avrebbe quantomeno non ostacolato la candidatura di Andrea Vecchio di Scelta civica.
Dino Martirano


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