Russia anti-gay, silurato il film su Ciajkovskij
MOSCA — Prima o poi la furia anti- gay della Russia di Putin doveva colpire anche la Storia. Succede così che, dopo una serie incredibile di revisioni, correzioni e modifiche, il governo abbia di fatto censurato un film su Piotr Il’ic Ciajkovskij, forse il mito più amato del Paese. Omosessuale, perfino cautamente dichiarato, il più grande compositore della Russia è diventato personaggio imbarazzante in un momento in cui il governo difende a spada tratta davanti la legge contro la propaganda gay che proibisce di affrontare in pubblico l’argomento.
Niente di ufficiale, naturalmente. Attentissimo all’immagine internazionale, il ministero della Cultura si è guardato bene dal proibire il film su Ciajkovskij che era stato messo in cantiere in occasione del 120esimo anniversario della morte. Si è solo limitato a renderlo irrealizzabile, offrendo un finanziamento di appena 750 mila euro assolutamente al di sotto del budget necessario anche solo per cominciare le riprese. Il regista, Kirill Serebrennikov, che aveva accettato pazientemente tutta una serie di modifiche e di «autorevoli consigli» imposti allo sceneggiatore Yurij Arabov, ha alla fine deciso di rifiutare quella che chiama «un’elemosina » e adesso minaccia di chiedere finanziamenti all’estero: «È evidente, non vogliono celebrare il simbolo dell’anima russa, ma per fortuna Piotr Il’ic è un mito di livello mondiale».
Come spesso accade da queste parti, una decisione politica presa per nascondere una vicenda scomoda, finisce per trasformarla in un clamoroso dibattito pubblico. L’omosessualità di Ciajkovskij, nascosta ufficialmente solo in era sovietica, non ha mai condizionato la passione nazionale per le musiche maggiormente eseguite, ricordate e fischiettate per strada. Di tutto il Paese. Balletti come
Il lago dei cigni e Lo Schiaccianoci sono patrimonio dei russi di tutte le età e livelli culturali: ne discutono ogni rappresentazione con una passione e una competenza che da noi vengono riservate solo al calcio di serie A. In tutte le biografie, liberalizzate dopo la fine del-l’Urss,
si parla apertamente degli amori e dei tormenti di Ciajkovskij, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione delle sue opere come la sinfonia numero 6, La Patetica, dedicata a un giovane sconosciuto. Nessuno se ne era mai scandalizzato prima, pur in un Paese particolarmente omofobo per storia e tradizioni. Perché allora boicottare il film? Putin, che ci tiene a ostentare una linea formalmente rispettosa dei diritti, era abilmente intervenuto nel dibattito qualche settimana fa: «Dicono che Ciajkovskij fosse omosessuale. Non è certo per questo che tutti lo amiamo. Ma per le sue musiche che non hanno rivali». Il talento insomma può far perdonare quello che rimane ufficialmente una colpa.
Intanto è tornata trionfalmente sui banchi delle librerie la raccolta di lettere di Ciajkosvkij al fratello Modest, scovate anni fa dallo storico Valerj Sokolov. Ciajkovskij vi confessa particolari scabrosi e spesso si firma vezzosamente “Piotrlina” aggiungendovi geniali considerazioni sull’arte e sulla musica. Una straordinaria testimonianza a favore dei diritti dei gay che le leggi e le censure nascoste vorrebbero invece stroncare.
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