Renzi: legge elettorale senza ammucchiate L’amnistia? Autogol

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BARI – «Hanno paura di me? Fanno bene, ci vuole una rivoluzione radicale». Matteo Renzi parla a braccio e va avanti e indietro su una pedana a forma di freccia. Comincia da Bari la sua campagna elettorale per il Congresso del Pd, «il primo bacio tra fidanzati». Il sindaco di Firenze definisce un «autogol clamoroso» l’amnistia e l’indulto, annuncia che sarà il «custode del bipolarismo» e chiede che «cambi anche l’Europa».
Nella sala della Fiera del Levante, prima dell’inizio, qualcuno toglie in fretta le sedie delle ultime file. Si teme per l’affluenza. In effetti la sala tarda a riempirsi, nonostante la presenza del sindaco Michele Emiliano. Ma alla fine i posti a sedere sono pieni, anche se non c’è la folla delle grandi occasioni. La scenografia è curata da Proforma e dal regista Pippo Mezzapesa. Renzi ha ordinato: niente politici in prima fila. Alessia Morani ci prova ma viene scippata del posto da una signora leopardata, che le chiede: «E lei chi è?». La Morani pronuncia l’eterno «sono una deputata», ma poi siede in terza fila. Nelle retrovie anche Nicola Latorre, già dalemiano di ferro, che nega di essere salito sul carro dei vincitori: «Sono renziano da prima di molti di questi».
Daft Punk e Jovanotti riscaldano l’atmosfera, poi arriva Renzi, subito all’attacco: «Sulla rottamazione siamo stati sin troppo gentili. Un intero establishment ha fallito. L’Italia ha perso tempo in questi 20 anni, l’unica novità sono stati i talk show». Un anno fa, ricorda, «ero l’uomo da abbattere, un appestato, un sovversivo. Ora sono un eroe. O un male necessario, come quando candidarono Cecchi Gori o Di Pietro. Dicono: proviamo anche con Renzi, come se dopo di me ci fosse solo il mago Otelma. Ma non sono né un pericoloso infiltrato né il salvatore della patria».
Renzi dice un no secco all’amnistia e all’indulto: «Vado in giro con una bicicletta fatta dai detenuti e apprezzo il volontariato. Ma affrontare oggi un tema come questo sarebbe un clamoroso errore, un gigantesco autogol. Come facciamo a spiegare ai ragazzi il valore della legalità se ogni sette anni facciamo uscire la gente dal carcere?».
Altro tema caldo, la legge elettorale. Invita Roberto Giachetti, presente, a interrompere lo sciopero della fame e annuncia: «Saremo i custodi, le sentinelle del bipolarismo, di un bipolarismo gentile». È noto il timore che il suo arrivo alla segreteria metta a rischio la vita del governo. Lui rassicura, ma fino a un certo punto: «Non facciamo il Congresso per capire quanto dura il governo. La vita di un esecutivo dipende dalle cose che fa». Le larghe intese non sono la prospettiva: «Qualcuno si immagina un grande accordo per sempre. Vogliono continuare a litigare nei talk show e poi votare insieme. Noi proporremo una legge contro le ammucchiate, già da novembre. La incardineremo alla Camera, dove i numeri già ci sono. La faremo con Vendola e Monti e, se ci stanno, con Alfano e i 5 Stelle».
A Roma, nelle stesse ore, si manifesta in difesa della Costituzione. Renzi ha a cuore la carta — «lavoro alla scrivania di La Pira e sono concittadino di Calamandrei» — ma non ne è un feticista: «Vogliamo eliminare il bipolarismo perfetto. E cambiare il Titolo V, sul quale abbiamo sbagliato». Renzi vorrebbe anche modificare «le regole del gioco sul lavoro»: «La riforma Fornero è stato un clamoroso errore». E a proposito di riforme, «si possono cambiare anche la Bossi-Fini e la Giovanardi». Renzi invita il suo partito a rompere i tabu: «L’uguaglianza è di sinistra, ma questo non vuol dire rinunciare al merito».
Il Pd che vorrebbe Renzi è «curioso e coraggioso» e chi vuole salire sul carro del vincitore, «ricordi che il carro si spinge, non ci si sale sopra». Primo punto per ripartire, scuole e asili: «Voglio una campagna di ascolto degli insegnanti, attraverso i social network». Finale ad effetto: «Diamo il nome dei nostri sogni all’Italia e il Pd cambierà verso a questo Paese».
Alessandro Trocino


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