Proporzionale, sbarramento di Renzi I suoi: vinciamo pure col Porcellum

by Sergio Segio | 27 Ottobre 2013 7:29

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DALLA NOSTRA INVIATA FIRENZE — «Sento una gran voglia di proporzionale nei partiti, ma noi quella voglia gliela facciamo passare…». La seconda giornata della Leopolda è appena iniziata e Matteo Renzi, dietro al microfono Anni 30, è già lì che dichiara guerra al movimento delle eterne larghe intese. Il leader dei rottamatori assetati di futuro vuole un premier che vinca le elezioni e che poi, «se non funziona, lo si manda a casa». Benvenuti alla Leopolda, dove «non ci sono renziani ma gente che vuole discutere», italiani che non si rassegnano ai governi tecnici: «Perché oggi sembra che le decisioni si prendono a Bruxelles e che, chiunque voti, ti becchi il governo delle larghe intese…». È così che Renzi, in maniche di camicia bianca, lancia Oscar Farinetti, fondatore di Eataly nonché «uno mezzo matto, uno di noi, un compagno di strada». I leopoldiani apprezzano l’idea di un ticket Renzi-Cuperlo come «gesto di unità» che si richiami alla «pacificazione di Nelson Mandela» e accolgono con slancio la suggestione di un segretario che terrorizza il Pdl: «Con lui perdono, perfino col Porcellum!». Ecco, l’idea che comincia a serpeggiare tra i fan di Renzi è questa, è che in fondo, se il doppio turno non si può avere, si potrebbe persino votare con la famigerata legge in vigore, «tanto Matteo vince lo stesso». Lo dice dal palco il politologo Roberto D’Alimonte: «È meglio tenersi il Porcellum» piuttosto che fare una «cattiva riforma con un ritorno al proporzionale». La platea è freddina, ma nelle file renziane il tema si fa strada. «Il Porcellum è maggioritario e quindi meno peggio di quell’inguacchio che stanno elaborando al Senato», concorda Salvatore Vassallo. E anche Roberto Giachetti — accolto con calore per lo sciopero della fame con cui si batte per cambiare il sistema di voto — boccia i tentativi di metter su «un proporzionale puro, senza premio e con le liste bloccate».
Seimila persone, tante ne sono passate in due giorni alla quarta Leopolda, la prima in cui Renzi non è solo contro tutti. La prova è l’esordio di Guglielmo Epifani, accolto come uno di casa per aver rotto il tabù. Mai un segretario del Pd era stato a «piazza Renzi» e il sindaco, che gli fa omaggio di una maglia con scritto Guglielmo, è contento davvero perché adesso il suo nome non è quello che divide, ma che unisce il Pd: «Due anni fa c’era la contromanifestazione, ci vedevano come degli infiltrati, degli asini che scalciavano…». Anche Epifani, dopo aver detto che il Paese «non può tornare nella palude», parla di speranza e di futuro. Assesta a Renzi qualche bacchettata soft sul doppio incarico segretario-sindaco, però declina, come i tanti che si alternano sul palco ogni quattro minuti, la sua parola d’ordine: «Libertà di scelta. Quando i miei da ragazzo mi comprarono la Vespa mi sentii libero come mai prima…». La moto simbolo dei 60 troneggia sul palco, dove è spuntata anche una bici di Gino Bartali. E il dettaglio personale dice del clima, anche se non rivela il nervosismo che stava scolpito sul viso di Epifani mentre parlava Davide Serra. Il giovane broker che ispirò la rissa tra Renzi e Bersani sui finanzieri delle isole Cayman conquista il pubblico attaccando «i sindacati e i politici corruttibili che hanno rubato il futuro alla mia generazione». Denuncia una «rapina intergenerazionale attraverso il debito pubblico» e espone la sua tesi secondo cui, «tutti gli italiani che hanno una pensione contributiva sono dei ladri». Nel tempo che gli resta, attacca anche gli azionisti del Corriere , che definisce una «accozzaglia di perdenti». Ma Renzi prende le distanze e fa sapere che Serra, a suo giudizio, ha esagerato.
È anche il giorno dei grandi imprenditori. La new entry più acclamata è Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica, e fa il pieno di applausi anche Brunello Cucinelli che cita papa Francesco. Intanto il carro di Renzi si affolla e il favorito alle primarie avverte: «Gli toccherà spingere».
Tra i fedelissimi si parla del Pd che verrà. Chi saranno i rottamati? «Matteo spazzerà via tutto…». E lui: «Il tema non è chi mandiamo a casa, ma quanto ci mettiamo ad aprire le finestre per fare entrare aria e gente nuova. Poco!». Con fair play chiama l’applauso per i suoi avversari, Cuperlo, Civati e Pittella, poi lancia un videoclip di Fiorello che, sulle note di Guantanamera, sa tanto di campagna elettorale: «Sono un ragazzo sincero… che viene dalla Toscana… asfalteremo… il Pdl asfalteremo…».

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