Pdl, tanti no all’ipotesi del congresso

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ROMA — La frattura nel Pdl nel fine settimana è diventata più netta. Ha i suoi contorni, le sue dimensioni, e adesso ci sono anche due leader in competizione: Angelino Alfano guida i «filo-governativi», Raffaele Fitto, già giovanissimo governatore della Puglia e poi ministro, guida i «lealisti» (leali nei confronti di Berlusconi, ma anche gli altri, in realtà sostengono il presidente del partito). Ci sono anche due linee: più centristi i filo-governativi, più di centrodestra i lealisti. L’ombra della separazione (Pdl e Forza Italia?) è tornata sulla scena, anche se Berlusconi cercherà in ogni modo di evitarla. Solo il passato, nella Democrazia Cristiana, in questo momento lega Alfano a Fitto.
Ieri, con una intervista al Corriere della Sera , Fitto ha chiesto «l’azzeramento di tutti gli incarichi di partito, la convocazione di un congresso straordinario che discuta e decida la linea politica, facendo esprimere direttamente i nostri elettori». Al primo posto, a quanto appare, c’è l’«azzeramento» di Alfano, che mercoledì scorso ha guidato la riscossa a favore del voto di fiducia del Pdl al governo.
Chi è schierato con Alfano ieri ha risposto in sostanza così: mercoledì lo stesso Berlusconi ha convenuto che la nostra linea era giusta, ora rimettere in discussione Alfano significherebbe far finta che non sia accaduto nulla, piuttosto bisogna concentrarsi per far approvare al governo i nostri punti programmatici e per costruire l’alternativa alla sinistra, il dopo-larghe intese.
Alfano è forte dell’investitura di Berlusconi, confermata in questi giorni («Sei il migliore») e, a quanto si comprende, punta a recuperare la maggior parte dei dirigenti del Pdl, lasciando a terra solo gli «avvelenatori di pozzi». Che si contano sulle dita di una mano. Per tutti gli altri, viene fatto intendere, le porte restano dischiuse. In particolare, vengono lette con attenzione le adesioni alle proposte di Fitto effettuate da Bondi e da Nitto Palma. Adesioni con ragionamento.
Molto esplicito, nella spiegazione delle differenze, è il filo-governativo Roberto Formigoni, ex governatore lombardo: «Siamo noi i primi a chiedere più democrazia nel partito e congressi a tutti i livelli, nazionale, regionali, provinciali. Il problema è quando. C’è un voto che ha sancito il sostegno al governo fino al 2015. Intanto, occorrerà decidere che partito facciamo, Pdl o Forza Italia. E se sarà Forza Italia, cosa sarà Forza Italia? Insomma, Alfano dovrà restare segretario fino al 2015, poi si potranno fare i congressi…». Andrea Augello nota invece che Fitto «ha ragionato come se Berlusconi non esistesse più! Ma noi ora dobbiamo pensare al governo e anche alla difesa di Berlusconi, che continua in varie sedi istituzionali. Alfano è a tutti gli effetti, dal giugno 2011, il segretario del Pdl. Insomma, dell’iniziativa di Fitto direi questo: il principio è giusto, il momento sbagliato, l’intenzione sospetta».
L’intervista di Fitto ha funzionato da richiamo in una parte del Pdl. Per Sandro Bondi, Fitto «pone questioni politiche non eludibili». Per Daniele Capezzone, ha offerto «una soluzione intelligente e lungimirante». E poi Galan («Intervista condivisibile, serve un confronto aperto»), Gasparri («Da Fitto contributo chiaro e politico»), Nitto Palma («Strada di buon senso»), Anna Maria Bernini («Ripartire dal basso»). E Prestigiacomo, Mussolini, Rotondi, i parlamentari pugliesi, l’ex ministro Saverio Romano.
Dall’altra parte, va segnalato lo schieramento chiaro, con Alfano, dell’ex presidente del Senato, oggi capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani. Tre parlamentari a lui vicini, Azzollini, Esposito e Vicari, che non erano stati con i filo-governativi nei giorni scorsi, ieri hanno preso posizione. «La richiesta di Fitto -ha detto Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico- nasconde l’insidia di una guerra fratricida che rischia di essere devastante». Ma il caso più interessante della giornata è la dichiarazione dell’altro capogruppo Pdl (alla Camera), Renato Brunetta. Partendo dalla risposta che Alfano ha dato a Letta ed Epifani sulla chiusura della stagione di Berlusconi e sull’esigenza di una divisione del Pdl, Brunetta afferma che «questa risposta toglie ogni spazio e giustificazione a chi, come l’amico Fitto, propone un referendum su Alfano. Il pluralismo del dibattito interno al nostro movimento non deve passare attraverso iniziative che danno fiato a chi gioca a spezzare la nostra coesione morale, personale e strategica intorno a Berlusconi. Chiedere un congresso oggi, quando il nostro presidente è oggetto di un’ingiustizia senza precedenti, ha sapore di vecchia politica». Brunetta era, venerdì scorso, con Verdini, Capezzone, Bondi, Santanchè nella lista ristretta dei più strenui nemici di Alfano. Ma ora Brunetta viene considerato «una risorsa» dallo schieramento del segretario. Sul nome di Brunetta, peraltro, si era verificato l’imbarazzo più grande di Berlusconi, che lo considera collaboratore abile, validissimo.
Andrea Garibaldi


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