Parigi contro Washington per la Nsa
PARIGI. Il sistema Prism, il Big Brother della Nsa (National Security Agency) statunitense, aveva messo sotto stretta sorveglianza anche la Francia, intercettando milioni di comunicazioni telefoniche, sms e mail non solo di istituzioni pubbliche ma anche di semplici cittadini. Lo si sapeva dallo scorso giugno e a luglio la Procura di Parigi aveva aperto un’indagine preliminare. Ma ieri delle rivelazioni di Le Monde, che ha avuto accesso ai documenti dell’ex consulente della Nsa Edward Snowden, hanno aperto una grave crisi diplomatica tra la Francia e gli Usa. L’ambasciatore americano è stato convocato dal ministro degli esteri per spiegazioni, proprio qualche ora prima dell’arrivo di John Kerry a Parigi, prima tappa europea del segretario di stato Usa che deve discutere con gli alleati della conferenza di Ginevra 2 sulla Siria. Per il ministro degli esteri Laurent Fabius «questo tipo di pratica tra partner, che ledono la vita privata, è totalmente inaccettabile, bisogna assicurarsi, molto rapidamente, che almeno non siano più praticate». Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, si è detto «choccato». «Aspetto spiegazioni – ha aggiunto – risposte chiare su queste pratiche. È inverosimile che un paese come gli Usa possa arrivare al punto di spiare così tante connessioni private senza nessuna giustificazione strategica». Stessi toni da parte del ministro degli interni, Manuel Valls, che ha chiesto «spiegazioni precise» alle autorità Usa «nelle prossime ore», perché il fatto che “un paese amico spii la Francia è assolutamente inaccettabile».
Secondo questo nuovo episodio delle rivelazioni di Snowden, in trenta giorni, dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013, sarebbero state fatte 70,3 milioni di registrazioni da parte dell’agenzia di cybersorveglianza Usa. Il sistema di spionaggio viene innescato attraverso parole-chiave, che accendono la registrazione. La scusa ufficiale è la ricerca di persone implicate nel terrorismo. In realtà, sono state spiate le amministrazioni, come il Quai d’Orsay e le rappresentanze francesi all’estero, il mondo degli affari, della politica, ma anche dei privati cittadini. Finora si sapeva che la Nsa si era interessata alle connessioni che passano per società Usa, come Facebook, Google o Yahoo. Ma in Francia la Nsa si è interessata in particolare agli indirizzi mail di Wanadoo, ex filiale di France Telecom dal 2006 diventata Orange. Intercettate anche le connessioni passate per Alcatel-Lucent, la società franco-americana leader nella fibra ottica sotto-marina.
Qualche mese fa, la ministra dell’economia digitale, Fleur Pellerin, aveva affermato che c’era un interesse a entrare in Alcatel-Lucent da parte del Fondo strategico di investimento, una struttura pubblica, e aveva accennato all’eventualità dello spionaggio internazionale nelle comunicazioni che passano per la fibra ottica sotto-marina.
La reazione delle autorità francesi arriva in seguito alle rivelazioni di Le Monde. Invece, nel luglio scorso, a parte l’apertura dell’inchiesta preliminare da parte della Procura di Parigi, era stato tenuto un profilo basso rispetto alle informazioni di Snowden. A differenza della Germania, che aveva reagito con decisione. La Francia è in termini di volume di intercettazioni, il terzo paese europeo che interessa la Nsa, dopo la Germania e la Gran Bretagna. Ma nel caso britannico, a differenza della Germania e della Francia, il governo aveva dato l’autorizzazione. Lo spionaggio della Nsa ha già procurato varie crisi diplomatiche agli Usa, in particolare con il Brasile. Ieri, anche il Messico ha chiesto spiegazioni a Washington. L’unica giustificazione che gli Usa hanno dato finora agli alleati spiati risale all’8 giugno scorso. Secondo il direttore generale dell’intelligence, all’estero le intercettazioni sarebbero realizzate soltanto quando ci sono «motivi legalmente fondati, come minacce terroristiche, informatiche o di proliferazione nucleare». Ma il caso francese mette in luce una pericolosa deriva, che con la scusa dell’anti-terrorismo non rispetta le libertà, va contro le regole democratiche e sfonda anche più banalmente nello spionaggio industriale.
Una situazione più che preoccupante, mentre la Ue (anch’essa spiata) sta per concludere con gli Usa il Ttip, il trattato di libero scambio che omologherà le norme. E negli Usa, per il 26 ottobre – ricorrenza della firma del Patriot Act (2001) – un cartello di oltre 100 organizzazioni e compagnie come Mozilla, hanno annunciato una manifestazione «storica» contro lo spionaggio illegale della Nsa.
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