No dei sindacati, ok dai mercati Lo spread crolla sotto quota 230

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ROMA — Spread giù, borsa in rialzo, industriali cauti e sindacati sul piede di guerra: reazioni contrapposte alla nuova legge di stabilità. Piace ai mercati, ma assai meno alle parti sociali. La Banca d’Italia pungola il governo: per la crescita servono stabilità e riforme. Gli esperti del governatore Visco lanciano un messaggio rassicurante e un monito: entro l’anno è attesa una «inversione di tendenza» dell’economia. «Sono emersi i primi segnali favorevoli», la svolta è alle porte. Attenzione però a «non sprecare l’opportunità della ripresa».
C’è euforia, sui mercati, all’indomani del varo della manovra. Lo spread, il segnalatore della fiducia per eccellenza, scende anche sotto quota 230, toccando i minimi dal luglio 2011: la chiusura è 231 e il rendimento rimane al 4,24%. La Borsa di Milano, complice l’accordo sul bilancio Usa, guadagna l’1,45% ed è la migliore d’Europa. Ma il presidente della Confindustria rileva che ci sarebbe voluto «più coraggio» da parte del governo mentre i sindacati, delusi per le misure, specie quelle sul pubblico impiego, minacciano lo sciopero. «Una legge da cambiare perché smentisce le promesse fatte dal governo e impoverisce i lavoratori», avverte Susanna Camusso, leader della Cgil. Gli interventi sul fisco sono «ancora troppo deboli», nota Raffaele Bonanni, responsabile della Uil. E Luigi Angeletti, Cisl: le misure «stabilizzano solo il governo, non l’economia. A pagare non possono essere sempre i soliti». I tre si vedranno nelle prossime ore, pare lunedì, per decidere una risposta unitaria che non esclude, appunto, la mobilitazione. Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, comprende le ragioni dei sindacati ma invita ad apprezzare la manovra.
L’Italia della post-manovra, ma anche il paese che verrà, tratteggiato in chiaroscuro nel nuovo Bollettino dell’ufficio studi Banca d’Italia. In estrema sintesi: la ripresa è alle porte, è un’occasione da non sprecare. Per riuscirci, è «cruciale» promuovere la crescita nel rispetto «scrupoloso» degli obiettivi di bilancio. Più nel dettaglio: l’economia va meglio, rallenta il tasso di caduta del Pil ma la disoccupazione, pur se attenuata, rimane al 12% e le persone in cerca di lavoro sono 3,1 milioni nel secondo trimestre, il top dal 1992. Nei sondaggi, la metà delle imprese giura che il peggio è passato, ma resta uno zoccolo duro di scettici sull’uscita dalla crisi, così le prospettive rimangono «fragili». E ancora: le condizioni del credito sono tuttora tese e pesano sull’attesa svolta economica; quelle sul mercato dei titoli di stato, invece, sono migliorate, grazie anche al fatto che si rafforzano gli acquisti da parte degli stranieri. Lo spread è sceso ma sul suo andamento hanno avuto un peso le incertezze politiche. Il sistema bancario tiene: sta per partire a breve anche una valutazione della Bce. Il saldo delle partite correnti ritorna in surplus; la liquidità delle imprese è sostenuta dal pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. L’Italia beneficia anche del fatto che tutta la Ue è tornata a crescere. Anche se per Moody’s l’outlook sul sistema bancario italiano resta negativo per la persistente fragilità dell’economia e i problemi crescenti sul fronte dei prestiti.


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