“No all’amnistia subito” Epifani media con Renzi e presenta il piano del Pd

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ROMA — «Non bisogna solo svuotare le carceri ma anche arrivare a non riempirle, e su questo Renzi ha ragione». Epifani ha convocato i Democratici delle commissioni giustizia di Camera e Senato per fare il punto su amnistia e indulto. La strada maestra — ha detto il segretario del Pd — è fare immediatamente le riforme strutturali, e poi valutare un provvedimento di clemenza, escludendo i reati di corruzione, fiscali e di allarme sociale. E questa — ha aggiunto — «è la linea di tutti nel partito». Epifani chiude così la polemica con Renzi, in realtà spostando il Pd su un “no” a indulto e amnistia subito. Non è una chiusura, tenuto conto che di mezzo c’è l’appello del presidente Napolitano al Parlamento. Però ha come effetto immediato nel partito di accorciare le distanze con il sindaco “rottamatore” e candidato alla segreteria. Per Renzi infatti un indulto ogni sette anni è «un clamoroso errore, un autogol ». E chiarisce che per i reati di Berlusconi e dei suoi amici non si prevedono sconti.
Lo sforzo del segretario — che lascerà il suo mandato il 9 dicembre, subito dopo la sfida delle primarie — è quello di mediare, mediare e ancora mediare. Epifani lo ammette. Anche se la sfida è già fatta di colpi bassi, il leader presenta il timing del congresso e prova a rassicurare: «Il clima è disteso, c’è un confronto di discussione e di idee, ovviamente, come è giusto che sia una contrapposizione di linee e candidati. Possiamo essere soddisfatti del modo in cui si sta svolgendo questa prova di democrazia ». Ma già il lancio di “Identify Pd” — l’invito a iscritti e simpatizzanti di postare un breve video su quale dovrebbe essere l’identità del Pd — scatena ironie e dissensi. Per non parlare, della spaccatura sulla legge elettorale.
Su amnistia e indulto nella riunione serale al Nazareno, la sede del partito, anche i renziani presenti condividono se non altro il percorso. Danilo Leva, il responsabile giustizia, introduce. A Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, una ricognizione. Alla commissione di Montecitorio infatti è stata affidato il compito di approfondimento sul messaggio di Napolitano, ovvero quali possono essere le riforme strutturali, quali i provvedimenti urgenti, e quali interventi sull’edilizia carceraria. Domani la commissione Giustizia avrà un’audizione con il Guardasigilli, Annamaria Cancellieri. Così il Pd si prepara a una riforma della custodia cautelare in carcere (che riguarda il 40% dei detenuti): è già calendarizzata da maggio in Parlamento. Soprattutto punta alla riforma del piccolo spaccio, e qui è la legge Fini-Giovanardi da cambiare al più presto. In Senato si sta discutendo della detenzione domiciliare e della messa in prova che dovrebbe, dopo l’ok della Camera, essere legge entro dicembre. Al netto appunto dei reati di Berlusconi e degli amici di Berlusconi — di cui «il Pd non intende ragionare» — un punto sul sovraffollamento delle carceri va fatto. Renzi non lo vuole? Pippo Civati, sfidante del sindaco alle primarie come Cuperlo e Pittella, lancia un hashtag #stavaconmarcopannella, ricordando quando nel 2005 il “rottamatore” appoggiava la battaglia dei Radicali su carceri e amnistia. Dopo le accuse di Cuperlo a Renzi («Insegui i sondaggi»), il Pd si ricompatta. È una riunione — lampo ieri sera, con Verini, Lumia, Leva, Ferranti, il renziano David Ermini, il sottosegretario Berretta. Per indulto e amnistia strada tutta in salita.


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