L’Oriente rallenta l’Occidente rialza la testa

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Fino a ieri, si prevedeva il declino dell’Occidente e il parallelo guadagno di peso economico degli emergenti. E infatti nel dopo Lehman il mondo è ripartito dai Bric (Brasile, Russia, India e Cina) più che dalla crescita anemica e drogata dalle politiche super-espansive dei Paesi ricchi. La crisi finanziaria sembrava aver accelerato tendenze globali visibili già dai primi anni duemila. Qualcosa è cambiato, dice il Fondo Monetario. L’Occidente prova a rialzare la testa. La domanda interna americana tiene, malgrado l’aggiustamento fiscale di Obama e con l’aiuto di una leva monetaria tuttora generosa. L’Europa promette una crescita non decimale per il 2014, divisa a metà tra i Paesi «core» del centro, del Nord e dell’Est Europa – che riescono a crescere anche con un euro che non si svaluta – e il Sud Europa impegnato in un aggiustamento fiscale che migliora gli indici di competitività ma per ora non i dati del Pil. Anche il Giappone, trainato dalle politiche espansive del primo ministro Abe, è tornato a crescere tra l’1 e il 2%. Tra gli emergenti, invece, la crescita rallenta ovunque, dal +7,6% del 2010 al +5,1 atteso per il 2014. In Cina si passa dal 10% annuo degli anni duemila al 7%. La crescita annua si dimezza anche in India e Brasile. E’ però presto per dire se l’inversione di tendenza sia duratura. India e Brasile hanno di fronte colli di bottiglia strutturali dovuti alla difficoltà di gestire democraticamente, in modo decentrato, grandi Paesi con grandi disuguaglianze senza generare corruzione e mostri di burocrazia, mentre la locomotiva cinese pare aver già superato il rallentamento degli ultimi trimestri. In Occidente la reindustrializzazione americana, trainata dai campioni dell’high-tech, non riesce a produrre i posti di lavoro di cui si è alimentato lo sviluppo economico Usa del passato. E anche la celebrata crescita tedesca è il risultato del successo dei soliti noti, non dell’emergere di nuovi campioni tra le start-up che affollano Berlino senza riuscire a produrre i profitti sperati. Chissà, forse il riequilibrio di oggi tra Occidente e Oriente è lì solo per suggerirci che il mondo di domani sarà fatto di tanti poli di sviluppo che per vincere hanno bisogno l’uno dell’altro.


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