Lo scaricabarile europeo sui rifugiati

by Sergio Segio | 8 Ottobre 2013 10:14

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Ma la tragedia di Lampedusa ha mostrato in modo drammatico che in questo campo ogni paese applica le proprie politiche, nella speranza di scaricare sugli altri il «fardello» di migranti che l’Europa dai 26 milioni di disoccupati ritiene di non poter più accogliere. 

Mercoledì, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, sarà a fianco del vice-premier Angelino Alfano a Lampedusa, «in uno spirito di supporto e di solidarietà» dice una nota di Bruxelles. Verranno discusse «possibili ulteriori misure da prendere e azioni concrete da sviluppare a livello nazionale e europeo per far fronte alla spinosa questione dei rifugiati e alle difficoltà degli stati membri colpiti dal fenomeno». Barroso pensa anche a «possibili azioni congiunte con paesi terzi», cioè a investimenti nei paesi d’origine, come aveva fatto la Spagna in Marocco ai tempi di Zapatero (ed era riuscita a ridurre temporaneamente i flussi). Il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schultz, che ora punta a essere il candidato della sinistra per succedere a Barroso alla testa della prossima Commissione, ha denunciato la «vergogna» dell’Europa che «ha lasciato sola l’Italia ad affrontare il flusso dei profughi dall’Africa». Per Schultz, denunciare non basta: «significa anche che la Germania deve accogliere più gente», ha spiegato. Bisognerebbe però modificare il regolamento di Dublino, che stabilisce che a gestire la domanda di asilo è il primo paese di entrata del migrante nello spazio Schengen allargato a tutti i paesi che hanno aderito alla convenzione. Ma il 70% delle domande di asilo nel 2012 hanno riguardato cinque paesi europei, tra i quali non c’è l’Italia (si tratta di 70mila domande in Germania, 60mila in Francia, 44mila in Svezia, 36mila in Belgio e in Gran Bretagna).
L’Europarlamento ha rispettato un minuto di silenzio e ha organizzato una fiaccolata per esprimere «vicinanza e solidarietà» alle vittime di Lampedusa e alle loro famiglie. 
Ma, al di là delle denunce, cosa fare? Molti paesi spingono per rafforzare Frontex, il sistema di guardiacoste europeo, i cui finanziamenti sono scesi da 118 a 85 milioni per il periodo 2011-13, ma il cui obiettivo principale è di bloccare gli arrivi. Dal 2011, nel Mediterraneo è all’opera anche il programma Hermes, e questa settimana l’Europarlamento dovrebbe approvare Eurosud, un altro programma per limitare i flussi, finanziato con 244 milioni per il periodo 2014-20. L’approccio resta sempre quello proibizionista, che secondo molti esperti contribuisce all’amplificazione dei drammi: rendendo più difficile organizzare i viaggi, spinge le mafie a caricare troppo le barche oltre ad aumentare i prezzi. L’eurodeputata verde Hélène Flautre afferma che la Ue dovrebbe mutare radicalmente politica, dando priorità non al blocco degli arrivi ma ai salvataggi in mare. «Non credo alla sincerità di tutti quelli che piangono le numerose vittime», sostiene. 
La commissaria Cécile Malmström afferma che le «politiche migratorie, frammentate, sono nelle mani degli stati membri e considerate alla luce delle preoccupazioni interne». E quale governo, oggi, è pronto ad assumersi la responsabilità di aprire le frontiere a nuova immigrazione? In Francia, il risultato elettorale del primo turno di una cantonale nel Var (sud) ha scosso il mondo politico: in un contesto di fortissima astensione, che mostra la delusione per la politica di Hollande, il Fronte nazionale ha superato il 40% (e un dissidente di estrema destra ha sfiorato il 10% al primo turno) nel cantone di Brignoles, che ha un sindaco comunista. Domenica prossima, al ballottaggio, il candidato del Fronte nazionale sarà sfidato dalla rappresentante dell’Ump, mentre la sinistra, che si è presentata divisa al primo turno, non ha potuto far altro ieri che invitare gli elettori a votare per la destra contro l’estrema destra. Tra sei mesi ci sono le municipali, con la minaccia di un’impennata del Fronte nazionale, che incassa consensi in un clima mefitico, dove la corsa alla stigmatizzazione dei rom delle ultime settimane è solo la punta dell’iceberg.

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