Lettera segreta per far partire la salma

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ROMA — È una lettera riservata trasmessa ieri pomeriggio dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro all’avvocato Paolo Giachini l’ultima carta giocata per risolvere il pasticcio della tumulazione di Erich Priebke. E potrebbe servire a chiudere la vicenda, anche se i tempi rischiano di non essere brevi. Perché il legale dell’ex capitano delle SS sembra determinato a tenere alta la posta in un negoziato che sta mettendo in serio imbarazzo il governo e le istituzioni. La nota diffusa in serata da Palazzo Chigi per smentire un coinvolgimento dei servizi segreti nel trasferimento della salma da Albano Laziale all’aeroporto militare di Pratica di Mare, è l’unica mossa ufficiale su questo caso. E invece sarebbe stata opportuna, se non indispensabile, una presa di posizione forte. Soprattutto dopo lo spiraglio che si è aperto sulla possibilità di un trasferimento della salma in Germania. Sarebbe stata necessaria una pressione politica, anche a livello internazionale, per favorire una soluzione urgente. Mentre ci si è limitati a dichiarazioni pubbliche dei ministri che avevano come unico scopo quello di negare una propria responsabilità. Un rimpallo che ricorda quanto già accaduto dopo il rimpatrio, avvenuto nel maggio scorso, della signora Alma Shalabayeva e della sua bambina, quando tutti negavano di sapere che cosa fosse davvero successo.
L’ultimo no del Vaticano
È una storia costellata di «no», quella cominciata una settimana fa poche ore dopo la morte di Priebke nella casa romana a Boccea dove scontava agli arresti domiciliari la condanna all’ergastolo. Perché di fronte alla determinazione dell’avvocato di non chiedere la cremazione fino alla celebrazione di un funerale religioso a Roma, il Vaticano aveva imposto un divieto formale che potessero svolgersi in una chiesa della Capitale. E dunque si è cercato di percorrere ogni strada pur di trovare un punto di mediazione. Ma non è servito.
L’ultimo rifiuto della Santa Sede alla celebrazione del funerale religioso viene comunicato ieri mattina. Nonostante l’insistenza delle autorità italiane per ottenere una collaborazione, il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini ribadisce la determinazione a non tornare indietro rispetto a quella disposizione di mercoledì scorso che vietava le esequie. Del resto questa linea di fermezza era stata espressa anche il giorno dopo il decesso, di fronte alla richiesta di far svolgere la funzione all’interno dell’ospedale Gemelli — dove Priebke era stato portato per disposizione dei familiari — officiata da un sacerdote scelto dalla famiglia. Niente da fare, aveva risposto il Vicariato, senza la presenza di un altro un sacerdote indicato da noi non si può fare nulla.
Il mandato della famiglia
Di fronte a questo «muro» con la salma tuttora custodita in un hangar di Pratica di Mare e con gli inevitabili problemi — anche di conservazione — dovuti al trascorrere dei giorni, si è deciso fosse necessario dare un nuovo segnale per cercare di sbloccare la situazione. E così, dopo aver firmato l’ordinanza che vieta la sepoltura a Roma e provincia, il prefetto compie un passo ulteriore con la lettera inviata al legale con cui lo invita, «dopo aver appreso che i familiari del signor Priebke le hanno rinnovato il mandato per procedere alla tumulazione della salma del proprio padre», a «prendere contatto con la prefettura per organizzare la consegna della salma, specificando che per motivi di ordine pubblico non potrà essere tumulata in questa provincia». L’ultimo faccia a faccia con Giachini era avvenuto mercoledì. Pecoraro aveva fissato per le 18 il termine ultimo per le eventuali comunicazioni da parte dei familiari. Ogni tentativo di rintracciare i figli negli Stati Uniti era fallito e così aveva incalzato il legale sulla necessità di trovare una soluzione. Ma anche quel confronto era andato a vuoto. Perché Giachini aveva ribadito la posizione iniziale senza possibili alternative. E l’incontro era terminato. La lettera rappresenta dunque un «atto di visibilità» per cercare superare lo stallo.
L’ambasciatore tedesco
Poche ore dopo Giachini fa filtrare la possibilità che la soluzione sia il trasferimento della salma in Germania. Ma è una sortita esclusivamente mediatica. Fino a sera nessun passo ufficiale è stato compiuto dal legale, nè tantomeno dai familiari.
La cautela del prefetto tiene anche conto che appena qualche giorno fa era stato l’ambasciatore tedesco in Italia Reinhard Schäfers a manifestare la contrarietà al trasferimento della salma nel suo Paese. È possibile che alla fine la trattativa con quelle autorità si sblocchi, ma nulla appare scontato. E l’imbarazzo appare sempre più evidente.
Fiorenza Sarzanini


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