L’aumento da 300 milioni salva Alitalia

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ROMA — Il sospirato via libera all’aumento di capitale per Alitalia è arrivato all’unanimità nel cuore della notte. Sul piatto gli azionisti hanno sistemato i 300 milioni per tenere in quota di sicurezza l’azienda e la “testa” dei 19 membri del cda, compresi, l’ad, il presidente e i tre rappresentanti di lingua francese.
I consiglieri, quindi, sono pronti al passo indietro richiesto anche dal governo italiano che — in cambio del “soccorso” postale — reclama discontinuità con la gestione passata. Il presidente Roberto Colaninno uscirà di scena, pur restando con Immsi nella compagine azionaria di Cai. Al suo posto, secondo indiscrezioni, sarà nominato un presidente di garanzia che avrà (anche) il placet del nuovo socio Poste Italiane. Resta in partita l’ad Gabriele Del Torchio, arrivato soltanto sei mesi fa e pronto a ritoccare il proprio piano industriale approvato prima dell’estate.
Nel corso della riunione fiume durata 14 ore tra cda e assemblea, sono stati affrontati tutti i nodi che oggi si stringono come un cappio al collo di Alitalia-Cai: dai debiti pesantissimi, al cambio di marcia rispetto al passato, fino al tema della iniezione di liquidità e della quantificazione del capitale di Alitalia dopo cinque anni di gestione negativa. Il valore è stato fissato in 50 milioni. Nel 2009, anno di fondazione della nuova compagnia liberata da ogni debito o pendenza, Alitalia- Cai aveva una dote da un miliardo e cento milioni. Ma la crisi, la gestione forse troppo ottimistica della compagnia, dalle rotte alle strategie, hanno ridotto in briciole il capitale. Air France, ad esempio, oggi si ritrova con delle “scartine” in mano se si pensa ai 330 milioni messi sul tavolo. Ma le colpe non possono essere additate solo a les italiens visto che Jean-Cyril Spinetta, numero uno indiscusso del vettore francese per oltre un decennio, ha votato in qualità di socio strategie e bilanci in rosso.
Ora si apre un mese di trattative serrate Roma-Parigi. Il punto più controverso è il debito da un miliardo che Air France vuole ristrutturato per almeno la metà. Un braccio di ferro cominciato ieri con il primo incontro tra Sarmi e Del Torchio, volati a Parigi per incontrare il numero uno De Juniac. I francesi, così come tutti gli altri soci, hanno tempo fino al 16 novembre per far valere la sottoscrizione all’aumento di capitale. Altri 7 giorni saranno messi a disposizione dei vecchi e nuovi soci che si faranno carico delle azioni inoptate. Poste ha confermato il proprio impegno massimo da 75 milioni mentre Intesa Sanpaolo e Unicredit garantiranno altri 100 milioni dell’eventuale quota ulteriore inoptata.
Intanto, Bruxelles ha dichiarato di aspettare le informazioni da Roma prima di intervenire su un possibile “aiuto di Stato”. Una prima risposta è arrivata dal ministro dell’Economia: «Il governo sta solo monitorando la situazione, in ogni caso non si tratta di protezionismo», ha detto Saccomanni. E mentre Sel con il deputato Sergio Boccadutri chiede una commissione d’inchiesta sulla cessione degli asset pubblici di Alitalia nel 2008, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, si augura che «Air France sia presente tra gli azionisti che sottoscriveranno l’aumento di capitale, è il partner naturale».


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