Lampedusa, scontro sulla Bossi-Fini nuova spaccatura nella maggioranza

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ROMA — Con i morti ancora da recuperare nei profondi fondali di Lampedusa, la politica si spacca alla ricerca del colpevole della strage. Per il Pd non ci sono dubbi: sul banco degli imputati siede la Bossi-Fini. Mentre Pdl e Lega le fanno scudo. Così, sulla legge che regola il pianeta immigrazione, rischia di incendiarsi il “rinato” governo Letta. E intanto, al di là delle Alpi, il premier francese Jean-Marc Ayrault chiede una «rapida» riunione dei Paesi europei proprio sulla gestione delle frontiere marittime.
La legge Bossi-Fini del 2002 restringe i canali di ingresso legale in Italia. In pratica nel Paese può mettere piede solo chi già possiede un contratto di lavoro, che gli consenta il mantenimento economico.
Tutti gli altri (quasi la totalità) devono entrare irregolarmente, talvolta a rischio della vita, o con un visto turistico (detti “overstayers”) e poi rimanere invisibili in attesa di una sanatoria. Non solo. Con il reato di immigrazione
clandestina, introdotto nel 2009, diventa un atto dovuto l’iscrizione nel registro degli indagati dei superstiti di Lampedusa. E così il Pd preme perché quella legge venga riscritta da cima a fondo, mentre il Pdl (spalleggiato
dalla Lega) la difende a spada tratta. La presidente della Camera, Laura Boldrini, da Lampedusa tuona contro le norme in vigore: «C’è bisogno di fare chiarezza sulla legislazione. Con l’introduzione del reato di clandestinità in qualche modo è passata l’idea che soccorrere in mare è un problema, può esporre cioè a problemi giudiziari. La legge del mare dice tutt’altro e se c’è un reato, questo si chiama omissione di soccorso». Anche Pietro Grasso, presidente del Senato, accusa quelle regole che hanno portato alla «inumana conseguenza» dell’iscrizione dei sopravvissuti nel registro degli indagati. Il ministro della Difesa, Mario Mauro, ammette invece che «nella legge Bossi-Fini ci sono aspetti normativi che potevano essere modificati dall’inizio. Se si può intervenire per migliorare ad esempio il sostegno al processo di asilo, ben venga». Piccola apertura anche del ministro dei trasporti, Maurizio Lupi: «La legge Bossi-Fini se si può migliorare la si migliorerà».
Da parte sua la sinistra spara sulla Bossi-Fini, a partire da Nichi Vendola che con Sel ha sostenuto il referendum abrogativo di quella che bolla come «una vergognosa legge fascista votata dalle destre e non abbastanza contrastata ». Ma la richiesta di archiviare del tutto la Bossi-Fini arriva anche dal Pd: «La legge non è riformabile e le normative sull’immigrazione vanno superate — sostengono Danilo Leva e Marco Pacciotti, responsabili giustizia e immigrazione del partito — serve, inoltre, una legge organica sul diritto all’asilo. È assurdo che le persone scampate alla strage siano incriminate per il reato di immigrazione clandestina e i civili che hanno prestato soccorso rischino di esserlo per favoreggiamento».
Ma il centrodestra fa quadrato. Scontata la difesa della legge sull’immigrazione da parte della Lega, con Roberto Maroni ad augurarsi che la Bossi-Fini non venga modificata: «Sono tutte discussione ipocrite, che sia colpa della Bossi-Fini quello che è accaduto ». E anche il Pdl difende le norme: «Non è affatto vero quello che afferma il presidente Grasso, che la Bossi-Fini va cambiata per evitare che venga accusato di favoreggiamento chi offre soccorso — risponde Fabrizio Cicchitto — il comma 2 dell’articolo 12 della Bossi-Fini stabilisce che «non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate nei confronti degli stranieri in condizione di bisogno». Questa insistenza di modificare la legge rischia di tradursi in un messaggio totalmente sbagliato dato all’estero». Anche Maurizio Gasparri giudica «inutile prendersela con la Bossi-Fini. La legge va bene, non va smantellata. La colpa di quanto accade nel Mediterraneo è dell’Europa».
E a proposito di Europa, il premier francese Jean-Marc Ayrault chiede una riunione sul controllo delle frontiere marittime: «È importante che i responsabili politici europei ne parlino e in fretta. Perché la compassione non è sufficiente».


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