Lampedusa, naufraga barcone di migranti. Il sindaco Giusi Nicolini a Enrico Letta: “Venga a contare i morti con me”

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“Una tragedia infinita, un dramma inenarrabile”. Il mare di Lampedusa deve ancora restituire molte vittime dell’ultimo terrificante naufragio, e il mondo della politica – nazionale e internazionale – fa i conti con le sue responsabilità. E, soprattutto, con le sue incapacità. Tra i vari commenti spicca quello del ministro degli Esteri, Emma Bonino. “Gli esodi – ha detto il ministro a margine di un incontro con il suo omologo saudita – non hanno una soluzione miracolosa, altrimenti l’avremmo già trovata e perseguita”. Negli stessi minuti Papa Francesco lancia un grido: per i morti di Lampedusa “mi viene una sola parola: vergogna!”.

Soluzioni miracolose – ammette la Bonino – non ce ne sono. L’Europa, nel dubbio, ci addossa tutte le responsabilità. Solo ieri Strasburgo giudicava per l’ennesima volta “sbagliate o controproducenti” le misure prese in questi ultimi anni dall’Italia per gestire i flussi migratori. Il rapporto criticava in particolare i ritorni forzati in paesi, come la Libia, dove i migranti rischiano la tortura, se non la vita, la gestione dei Cpt, la decisione di dichiarare continuamente lo stato d’emergenza per “adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali”.

Le dimensioni della tragedia, intanto, si fanno sempre più gravi. I soccorritori hanno finora recuperato oltre 90 cadaveri, ma sul barcone viaggiavano circa 450-500 persone. Per ora ne sono state tratte in salvo circa 150 – un numero ormai fermo da diverse ore. I dispersi sarebbero circa 250. Tra i morti anche due bambini – un maschietto e una femminuccia – e una donna incinta. Ma i bambini, tra i dispersi, sono molti di più.

“È una tragedia immane”, ha detto il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. “Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo”, ha aggiunto Nicolini. “Non sappiamo più dove mettere i morti e i vivi”.


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