by Sergio Segio | 30 Ottobre 2013 7:08
«Abbiamo la cultura del risparmio. È nella nostra natura comportarci così», fare cioè le formiche soprattutto in tempi di magra, osserva Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio), presentando l’indagine commissionata come ogni anno all’Ipsos, alla vigilia della 89° Giornata del risparmio che si svolge oggi.
L’aumento di un punto nel 2013 delle famiglie che risparmiano — dal 28 al 29% del campione — dopo la progressiva caduta seguita allo scoppio della crisi, non è dunque un dato contraddittorio. Anche se, conferma l’indagine di Acri ed Ipsos, le difficoltà sono aumentate per tutti e solo il 2% delle famiglie, cioè una su cinquanta, negli ultimi anni ha migliorato la sua condizione. Raggiungono invece il 30%, un terzo del totale, una su tre, il 4% in più del 2012, quelle che sono state colpite direttamente dalla crisi, a cui si aggiungono quelle, il 10%, che hanno subito comunque cambiamenti — di lavoro o di reddito — peggiorativi . In ogni caso quasi la metà degli intervistati nel sondaggio Ipsos — precisamente il 47% contro il 46% del 2012 — ha dichiarato di avere difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita. Diffuso e generale, anche nella fascia più favorita, è stato il taglio dei consumi. Basti pensare che l’unica spesa a non aver subito cali è quella dei medicinali. Quanto agli investimenti, per coloro ovviamente che sono riusciti a farli, continua a prevalere la liquidità mentre è sempre in caduta libera la preferenza per il mattone passata dal 70% del 2006 al 29%, il dato più basso dal 2001. Insomma c’è stato un riequilibrio dei consumi e degli investimenti per adeguarsi al passo lungo della crisi. Già, perché secondo l’Ipsos 3 italiani su 4 «ritengono che per tornare ai livelli pre-crisi ci vogliano almeno 3-4 anni». Da qui la prudenza nelle spese e la voglia di risparmiare per oltre il 29% delle famiglie a fronte di un 40% che ha consumato tutto il suo reddito, di circa il 23% che ha dovuto ricorrere ai risparmi precedentemente accumulati e del 7% che ha dovuto chiedere prestiti per andare avanti .
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