India, la sfida del giovane Gandhi “Ma anche io potrei essere ucciso”

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BANGKOK — «Probabilmente anche io sarò ucciso un giorno. Ma non importa». Per la prima volta, con voce possente e sguardo di sfida il 43enne Rahul Gandhi parla apertamente dei timori per la propria vita e del suo destino di erede politico di una dinastia di martiri, suo padre Rajiv e nonna Indira.
E’ successo durante un comizio nel Rajasthan, davanti a folle di sostenitori del partito del Congresso già in piena campagna per le elezioni che si terranno tra novembre e dicembre in questa regione e in altri stati decisivi del paese. Dal loro risultato dipenderà il destino di Rahul come possibile guida del Congresso verso le elezioni generali del 2014. Sarà una sorta di prova generale per l’eventuale sfida diretta tra il giovane vicepresidente del Partito di idee libertarie e progressiste ma privo di esperienza ammini-strativa – contro un oppositore ultrareligioso che si è fatto le ossa per 3 legislature a capo del governo del Gujarat, il candidato del Bjp Narendra Modi.
La mossa di Rahul di ricordare le vittime della sua famiglia sacrificate all’odio religioso ed etnico («è stato come sentirsi lacerare il petto»), è stata un colpo preciso indirizzato all’avversario, accusato di aver permesso le stragi di musulmani di 11 anni fa ad Ahmedabad. «Io sono una vittima del terrorismo – ha detto – E non sono solo. Centinaia di migliaia di persone sono state colpite come me. Ma l’unica cosa che fa l’opposizione è creare l’odio nei cuori della gente. Il terrorismo nasce perché viene instillata la rabbia».
I toni barricaderi usati dal giovane Gandhi sono stati letti da molti come il segno che i tempi sono maturi per la sua discesa in campo. «E’ stata mia madre a dirmi che invece di parlare delle sue sofferenze avrei dovuto raccontare le mie», ha detto. Un’ammissione del ruolo di stratega svolto da Sonia, che per ben due legislature ha tenuto insieme nella maggioranza le mille anime degli alleati regionali del Congresso, spesso muniti di fedine penali tanto lunghe da far impallidire i politici italiani.
Da qui alla candidatura come prossimo primo ministro il passo sembra dunque sempre più breve. Del resto sono lontani i tempi in cui era abituato a sentirsi protetto. «Nonna Indira – ha raccontato – ci faceva ombra come un albero », lasciando intendere che con la sua morte si è trovato perso e confuso, soprattutto dopo aver scoperto che a ucciderla erano state due fidate guardie del corpo, «vecchi amici» che gli avevano perfino insegnato a difendersi da un attacco di granate e a giocare a badminton. Un senso di impotenza rivissuto anni dopo quando i separatisti Tamil uccisero a tradimento il padre Rajiv.
Oggi che sua madre Sonia lotta contro un probabile tumore, il tempo delle scelte sembra incalzare portandolo sempre di più al centro dell’arena. Per ora sembra aver rinunciato all’idea di creare una famiglia, nel timore di trasmettere ai figli – ha detto – il destino di erede di una dinastia perennemente nel mirino. Ma il suo ingresso pieno in politica è ormai questione di mesi se non settimane.


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