Il premier: prima paghino tutti i soci

by Sergio Segio | 8 Ottobre 2013 7:36

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ROMA — A ieri sera un’unica cosa appariva certa ai partecipanti al vertice su Alitalia, tutti fuggiti a telefoni spenti da Palazzo Chigi: il governo è impegnato ufficialmente nel tentativo di trovare un «veicolo» pubblico per evitare il fallimento della compagnia e favorire una fusione dignitosa con Air France-Klm. Ma questo soggetto (o più soggetti?) al momento non c’è. Lo schema prevederebbe un suo ingresso nel capitale della compagnia: in pratica una parziale rinazionalizzazione. 
E’ come se Enrico Letta stesse cercando un padre per la sposa, uno che garantisca che questa abbia una dote sufficiente per essere accolta con il dovuto rispetto, che assicuri tutti i fornitori del banchetto di nozze che saranno pagati, che la sappia accompagnare all’altare dignitosamente, che sorvegli l’andamento del matrimonio tenendo un indiscreto piede in casa. 
Le possibilità di successo dell’operazione non sono alte: i primi lanci di agenzia ieri sera carpivano un forte nervosismo, poi ridimensionato dai soggetti in campo. Inutilmente. 
Cos’era successo? Mauro Moretti, ad delle Ferrovie, dato per certo come futuro «padre della sposa» alla vigilia del vertice, all’incontro non si era nemmeno presentato, preferendo enumerare le sue condizioni con la consueta veemenza direttamente al premier. Condizioni che suonavano più o meno così: «Il mercato in cui lavora attualmente Alitalia non è come lo pensa Alitalia. L’impresa va ristrutturata da capo a fondo: il piano radicalmente cambiato». Come, Moretti lo disse un anno fa al Corriere : dove c’è l’alta velocità, gli aerei non devono volare, partendo dalla Roma-Milano. La compagnia perciò va riposizionata sul medio raggio tra grandi poli metropolitani, per esempio Napoli-Parigi, e soprattutto sul lungo raggio verso il Medio e l’Estremo Oriente. Quanto alla logistica, servono stazioni ferroviarie e aeroporti intercontinentali ben collegati. 
Fin qui il piano ma ecco le condizioni. Primo: isolare in una società a se stante la parte di Trenitalia che lavora a prezzi di mercato e dedicarla agli aerei. Secondo: un’intesa industriale con Air France-Klm, trattata dalle Fs insieme con il governo e senza ingerenze dell’Antitrust. Terzo: nemmeno un euro agli attuali soci di Alitalia. Insomma Ferrovie entra nel capitale e gli altri fanno la loro parte o le loro quote scenderanno. 
L’insieme prospettato dall’ad di Ferrovie dello Stato deve essere apparso indigesto a molti se una fonte bancaria, a ieri sera, dava per sfumata l’ipotesi Moretti-padre della sposa. Al punto che ieri il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che in un primo tempo, secondo indiscrezioni mai confermate appariva uno degli sponsor dell’integrazione, negava che il governo avesse neanche mai prospettato una soluzione che passasse dai binari. 
Si vedrà: Ferrovie o non Ferrovie, il partner va cercato. Ieri il premier, incontrando le parti dopo aver visto Moretti, l’ha fatto capire: «Avevamo ipotizzato un piano in due tempi: messa in sicurezza dei conti e poi sviluppo. Ma mi pare di capire che la situazione si è fatta molto seria quindi niente soluzione-ponte, anticiperemo la fase-due: dovrà esserci un aumento di capitale più importante di quello, da 100 milioni, che avete deliberato, che induca Air France-Klm a esserci. Ognuno dei soci attuali -avrebbe proseguito – dovrà fare la sua parte. Nessuno escluso». Letta avrebbe dunque chiaramente parlato di Air France-Klm come partner internazionale. Quanto al soggetto pubblico destinato a entrare nel capitale di Alitalia, per una quota non cospicua, con un esborso di un centinaio di milioni, non avrebbe fatto alcun nome, nemmeno quello di Ferrovie, lasciando aperte tutte le ipotesi. 
Quindi il premier si sarebbe chiuso in colloquio riservato con il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, forse proprio per esaminare i candidati all’ingresso pubblico. Tornano in campo la Cassa depositi e prestiti, Fintecna, F2i. Non si esclude niente. Ma Letta avrebbe congedato tutti con un caldo invito: «Non faremo nulla se non porterete a casa l’impegno di tutti i soci, compresa Air France-Klm». Ragione per cui oggi ci sarà prima un aggiornamento dei vertici della compagnia con Letta per capire se il «padre della sposa» è stato individuato. Poi si terrà il consiglio di amministrazione della compagnia per riferire le condizioni poste dal governo al suo ingresso nella partita, cui dovrebbe seguire la disponibilità della banche creditrici a elargire ulteriori 300 milioni e quello dei fornitori a pazientare sui pagamenti. 
Insomma si viaggia sul filo del rasoio, anche perché la cassa di Alitalia è sempre più vuota: il carburante al momento sarebbe fornito ormai esclusivamente dall’Eni. L’Enac (ente aviazione civile), secondo procedure consolidate, convocherà per domani o al più tardi per giovedì, la compagnia per verificare se sussistono le condizioni di continuità aziendale. Il Natale è, dal punto di vista dello stacco dei biglietti aerei, alle viste ed è probabile che il presidente Vito Riggio non si voglia trovare nelle condizioni del dicembre 2008, quando dovette accompagnare l’agonia della vecchia Alitalia e la nascita di Cai, la nuova compagnia. Ma questa (forse) è un’altra storia. 
Antonella Baccaro

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