Il Pdl: ingiustizia lampo E si ricompatta contro la legge Severino

by Sergio Segio | 20 Ottobre 2013 15:34

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ROMA — «Quando si tratta di Silvio Berlusconi la giustizia brucia i tempi manco fosse Speedy Gonzales». Gianfranco Rotondi sceglie l’immagine del topo più veloce del mondo, ricavata dai cartoni animati, per criticare la rapidità con cui i giudici di Milano si sono pronunciati sulla interdizione dai pubblici uffici dell’ex premier. Concetto al quale ricorre anche il senatore Lucio Malan affermando che nei confronti del Cavaliere c’è «una ingiustizia lampo di tale tracotanza che solo i complici ipocriti possono fingere di non vedere». Tuttavia, quanto deciso ieri dalla Corte d’appello, dopo tre ore di camera di consiglio, solleva un vasto moto di indignazione nel campo del Pdl-Forza Italia. Nei confronti di Michele Vietti, vicepresidente del Csm, che ha detto: «Ancora una volta la magistratura è arrivata prima della politica, che sta ancora discutendo sulla decadenza. Chi si illude che così la magistratura abbia tolto le castagne dal fuoco alla politica sbaglia». Parole che scatenano le reazioni indispettite del centrodestra, che esprime corale solidarietà a Berlusconi. C’è, anche, (e sono in tanti) chi solleva la proposta di modificare la legge Severino, dal nome del Guardasigilli del governo Monti che l’ha fatta approvare la scorsa legislatura.
A sostenere la revisione sono sia governativi (come i ministri Gaetano Quagliariello e Nunzia De Girolamo) sia il coordinatore Sandro Bondi che appartiene al gruppo dei lealisti. Quagliariello afferma al riguardo che «questa sentenza ci dice che è più urgente una riflessione sulla Severino. Soprattutto è necessario trovare una sede dove si possa discutere senza anatemi sulla congruenza costituzionale rispetto alle norme comunitarie». La De Girolamo, a sua volta, rilancia la proposta sostenendo che «è sempre più necessario un esame approfondito della retroattività della legge». Un invito analogo lo rivolge Bondi che si rifà alle osservazione dei ministri e del presidente della commissione giustizia del Senato Francesco Nitto Palma. Bondi suggerisce in particolare che «il modo più semplice di affrontare la questione è una decisione del Consiglio dei ministri al fine di modificare la stessa legge, prima che scada il termine ultimo della delega del Parlamento».
C’è, tuttavia, anche un’altra richiesta. «Non si calendarizzi —propone Malan — nell’aula del Senato il voto sulla decadenza di Berlusconi perché con la pronuncia dei giudici di Milano bisogna attendere che diventi definitiva l’interdizione». A giudizio di Malan, che è componente della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama, l’assemblea deve aspettare che si pronunci in via definitiva la Cassazione, perché l’interdizione prevale sulla deliberazione dell’Aula.
E gli effetti politici? La decisione dei giudici di Milano provocherà ulteriori fibrillazioni sul governo? Al momento sembra di no. Ne è convinta il ministro De Girolamo. Berlusconi, fa notare, «ha tenuto distinte le vicende personali da quelle dell’esecutivo. Ovviamente ci aspettiamo che non ci sia alcun accanimento terapeutico da parte dei nostri alleati, ma il rispetto dell’avversario che, ricordiamo, si batte sempre nelle urne e non per via giudiziaria ».
Non pare produca neppure contraccolpi sul partito. Lo assicura Angelino Alfano. «Il nostro leader è forte e determinato come sempre — afferma —. Noi siamo tutti con lui, impegnati, oggi più che mai, nella ricostruzione di un centrodestra moderno e competitivo». Il nostro progetto, chiarisce Alfano, «va avanti e non sarà toccato da una sentenza che non priverà un leader del suo popolo». Opinione questa condivisa da Quagliariello. «Nel Pdl — aggiunge il ministro per le Riforme — si ragiona su linee politiche che hanno una loro consistenza e una loro autonomia rispetto ai giudizi della magistratura. Già la magistratura a volte entra nella politica e pretende anche di formulare giudizi politici. Se addirittura dovesse entrare nel dibattito del Pdl sarebbe ancora più grave».
Altri colleghi di partito sono, però, assai più duri. Renato Schifani è convinto che si tratti «dell’ennesimo tassello di un mosaico che ha lo scopo, destinato al fallimento, di eliminare dalla scena politica il leader di dieci milioni di italiani». Aggiunge Renato Brunetta: «Solo il senso di responsabilità del presidente Berlusconi e di tutto il Pdl può sopportare questo ulteriore schiaffo alla democrazia e al buonsenso». Riassume Fabrizio Cicchitto: « A Milano con Berlusconi c’è la perfetta identificazione tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, il che manda a pallino lo stato di diritto».
Lorenzo Fuccaro

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