by Sergio Segio | 21 Ottobre 2013 7:14
ROMA — L’avvocato Paolo Giachini lancia invettive contro la Comunità ebraica («Volevano facesse la fine di Bin Laden»), che replica a distanza chiedendo il massimo riserbo «per evitare che la tomba di Priebke diventi un luogo di pellegrinaggio». Un invito alla cautela che arriva anche dai figli dell’ex ufficiale delle Ss, Jorge e Ingo: in una lettera al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, hanno sottolineato come «ci sia stato troppo accanimento contro nostro padre. Ora vogliamo silenzio e riservatezza sul luogo della sepoltura».
La salma di Erich Priebke continua a rimanere in un hangar nell’aeroporto militare di Pratica di Mare, a pochi chilometri dalla Capitale. Ma le polemiche non accennano a placarsi. Il luogo dove sarà sepolto è più che mai tenuto gelosamente custodito: in Italia o in Germania le ipotesi più probabili. Ma non è escluso che i figli abbiano pensato a un altro Paese, un posto dove la presenza della tomba del boia delle Fosse Ardeatine non sia del tutto sgradita. Un’ipotesi in qualche modo avvalorata dalle parole di Giachini: «La Comunità ebraica voleva fargli fare la fine di Bin Laden. Lo voleva cremare e disperdere le ceneri in mare, per non creare un luogo di pellegrinaggio, hanno detto. Invece chi vorrà potrà rendere omaggio a una figura diventata simbolo di dignità, libertà e sopportazione umana». Il legale di Priebke attacca: «Non ci siamo fatti mettere i piedi in testa né dalle autorità né dalla Comunità ebraica. La famiglia di Priebke ha avuto quel che le spettava — il rispetto della salma che anche nei Paesi incivili è garantito — e il diritto alla pratica religiosa. Abbiamo ottenuto quel che volevamo, dopo una settimana di tentativi di prevaricazione».
La risposta del presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, ad Auschwitz con il sindaco Ignazio Marino, non si fa attendere. «Non ci siamo mai opposti alla sepoltura di Priebke, purché non avvenisse sul suolo italiano e non diventasse un luogo di pellegrinaggio. E non permetteremo che lo diventi», insiste lasciando chiaramente capire come lo scontro sia tutt’altro che concluso. E che, forse, una soluzione diversa da quella italiana comincia ad essere possibile. «Le regole del gioco non le stabilisce Giachini, le stabiliamo noi che abbiamo fondato la democrazia in questo Paese», incalza il numero uno della Comunità ebraica romana. E da Gerusalemme Vito Anav, presidente della associazione degli ebrei immigrati dall’Italia in Israele, definisce le parole di Giachini «deliranti e inconcepibili, con tutti gli estremi di apologia di strage».
I figli di Priebke, Jorge (da Bariloche, in Argentina, dove ha vissuto a lungo l’ex Ss), e Ingo (da New York) decideranno — o pare di capire abbiano già deciso — il luogo della sepoltura. «Non ci saranno più cerimonie», hanno fatto sapere a Pecoraro. Il quale, dal canto suo, è stato ancora più chiaro: «Sulla vicenda della sepoltura di Priebke è tutto secretato, come richiesto dai figli. Ho preso un impegno a nome dello Stato ed ho il dovere di mantenerlo: l’indicazione arriva anche dal governo».
Flavio Haver
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