Gli Usa all’Europa: i dati forniti dai vostri 007

by Sergio Segio | 30 Ottobre 2013 7:29

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BRUXELLES — Il gigantesco scaricabarile coinvolge ormai tre imperi: l’America, la Russia, l’Unione Europea. E la domanda prima — «chi spiava chi?» — potrebbe aver già trovato una risposta: «Tutti spiavano tutti». Anche se il perno dello scandalo, a torto o a ragione, continua a restare negli Usa.
«Non abbiamo raccolto noi le informazioni sui cittadini europei ma questi dati erano forniti dai nostri partner Ue», dice il capo della National security agency (Nsa), Keith Alexander, e marchia come «totalmente infondate» le accuse a Washington comparse sulla stampa d’oltre Atlantico. I 70 milioni di telefonate registrate in Francia? Notizia «infondata». L’accusa non scende nei dettagli, ma fra le righe colpisce a raggiera: Berlino, Parigi, Roma, Madrid, cioè i rispettivi servizi, avrebbero collaborato con la Nsa o in perfetta autonomia, agendo in ogni caso contro i propri cittadini.
Il Wall Street Journal solleva anche l’ultimo velo, citando fonti ben piazzate e facendo nomi e cognomi degli imputati: i servizi segreti francesi e spagnoli avrebbero aiutato la Nsa nelle sue azioni di spionaggio. E lo avrebbero fatto, sempre secondo il quotidiano, per assicurare la sicurezza degli Usa e dei loro alleati.
Risponde a giro di posta Roma, che pure non figura in quella lista nera: i servizi italiani, attraverso loro «fonti qualificate», assicurano di non aver mai scambiato dati relativi a cittadini italiani con gli 007 americani.
Smentite e controsmentite sono come una tromba d’aria, che solleva sempre più polvere. Al generale Alexander della Nsa fa eco, in un’audizione davanti al Congresso, il direttore dell’intelligence Usa, James Clapper: anche gli «alleati stranieri conducono attività spionistiche contro i leader e i servizi segreti americani», e «lo spionaggio verso i leader stranieri è un fattore-base delle operazioni di sicurezza».
Molte migliaia di chilometri più a Oriente, lo scaricabarile e la tromba d’aria delle smentite coinvolgono anche la Russia, accusata da fonti italiane di aver tentato un’operazione si spionaggio contro i leader della Ue, invitati a San Pietroburgo per il vertice del G20. Si tratta solo, afferma il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, di «un chiaro tentativo di sviare l’attenzione da un problema realmente esistente, l’attività di spionaggio Usa»
A San Pietroburgo, chiavette Usb e cavi di computer, offerti in regalo a capi di Stato e di governo, avrebbero nascosto dispositivi raffinati di intercettazione delle loro comunicazioni. E sarebbe stato Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ad accorgersi per primo della trama.
Ma Van Rompuy ora tace, secondo la tradizione costante del «no comment» davanti ad articoli di giornali. Consiglio e Commissione europea fanno sapere di essere «coscienti dei rischi esistenti», ma niente di più. L’imbarazzo è grandissimo, in tutti i Paesi. Forse, come rileva da Roma il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti, siamo davvero in un «momento difficile, senza precedenti, per l’intelligence», ma gli italiani possono contare sulla «correttezza, lealtà e funzione positiva» dei loro agenti.
Luigi Offeddu

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