by Sergio Segio | 2 Ottobre 2013 6:31
ROMA – Sarà anche solo una soglia psicologica ma per la prima volta la disoccupazione giovanile supera in Italia il 40%. Ad agosto, secondo le tabelle diffuse ieri dall’Istat, siamo arrivati al 40,1% nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni. Questo non vuol dire che 4 giovani su 10 siano senza lavoro. Per il nostro istituto di statistica è tecnicamente disoccupato solo chi ha perso il lavoro e chi ne ha cercato uno nell’ultimo mese ma non lo ha trovato. Se conteggiamo questi due gruppi sull’intera fascia d’età, compresi ad esempio gli studenti, scendiamo all’11,1%. Ma sempre di record negativo si tratta, un valore mai raggiunto dal 1977, quando l’Istat ha cominciato a rilevare questo dato ogni tre mesi. Una brutta notizia da leggere insieme ad un altro dato poco confortante.
Ieri l’Inps ha cominciato a raccogliere le domande per il bonus sull’assunzione a tempo indeterminato dei giovani fino a 30 anni, una misura che nelle intenzioni del governo dovrebbe portare in tre anni a 100mila nuovi posti di lavoro. Nelle prime tre ore del click day sono arrivate 5.500 domande, all’inizio con un ritmo di una al secondo. Coprono appena un quarto dei 20 mila posti disponibili per quest’anno. E solo in teoria. Sia perché una parte delle domande potrebbe non rispettare i requisiti richiesti e quindi essere scartata. Sia perché ci potrebbero essere «troppe» domande in alcune regioni e «troppo poche» in altre. Due terzi dei 794 milioni di euro stanziati in tre anni sono riservati al Mezzogiorno perché frutto della riprogrammazione dei fondi europei già destinati al Sud. Ma, secondo quanto filtra dal governo, nelle prime ore di ieri la regione al primo posto per numero di domande era la Lombardia, dove pure le risorse a disposizione non sono parecchie. Al secondo posto, invece, c’è la Campania che rientra fra le regioni con più fondi.
Prudente il ministro del Lavoro Enrico Giovannini: «Mi sembra un buon inizio, tenuto conto che le imprese potranno usufruire di questi incentivi anche nei prossimi mesi. Mi auguro che il superamento dell’instabilità politica possa aiutare». Prima di lui, con tono ben diverso, aveva parlato il segretario della Uil Luigi Angeletti: «Mi aspetto un flop, il clima non ispira. Non vedo aziende che, al di là delle belle parole, mettono i soldi». Ma il problema lavoro non riguarda soltanto i giovani.
Le tabelle dell’Istat ci dicono che la disoccupazione generale, per tutte le fasce d’età, è arrivata ad agosto al 12,2%. In aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e di un punto e mezzo rispetto ad un anno fa. Tra il 2008 e il 2012 abbiamo perso un milione di posti, secondo il rapporto presentato ieri dal Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. E per riportare la disoccupazione all’8% sarebbe necessaria una crescita del Pil pari al 2% l’anno fino al 2020. Uno scenario definito «irrealistico» dallo stesso Cnel che con il presidente Antonio Marzano chiede di «aumentare le risorse destinate alle politiche del lavoro, soprattutto quelle attive». Senza dimenticare che c’è lavoro e lavoro. In Italia aumenta quello precario. Il 69,3% dei contratti firmati nel secondo trimestre del 2013 è a termine. È l’unica tipologia in aumento, dello 0,2% rispetto all’anno scorso. I contratti a tempo indeterminato rappresentano solo il 15,4% del totale.
Lorenzo Salvia
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