Giornalista arrestato per l’inchiesta su un’azienda di stato

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Un reporter indaga su un’azienda statale e viene arrestato. Il suo giornale decide di aprire la propria edizione con un appello senza precedenti in Cina: «liberatelo». In un paese dominato dalla censura, il gesto di sfida alle autorità di un piccolo giornale – che vende comunque un milione di copie – appare ancora più significativo, a ricordare i tanti, minimi cambiamenti che stanno invadendo la supposta onnipresenza del PCC. Il New Express, quotidiano della regione del Guangdong, a seguito di alcuni reportage che mettevano in discussione una grande azienda statale cinese, ha visto un proprio giornalista arrestato. Nell’edizione di alcuni giorni fa il giornale ha titolato a tutta pagina, «per favore, liberatelo», con tanto di editoriale critico nei confronti delle autorità. Una «campagna», quella del New Express che si è ripetuta nei giorni successivi e che ha destato grande attenzione, attirando anche solidarietà da testate ufficiali, come il Global Times, spin off in inglese dell’ufficiale Quotidiano del Popolo.
La vicenda è la seguente: Chen Yongzhou, reporter del New Express, ha scritto una quindicina di articoli d’inchiesta, dal settembre 2012 al giugno di quest’anno, sulla Zoomlion, una grande azienda statale, leader del mercato dei macchinari da costruzione. L’argomento è un campo minato: le aziende statali vivono del favore dei funzionari del Partito – che di fatto le controllano e le utilizzano a propri fini economici e fiscali – e quello delle costruzioni rappresenta uno degli ambiti più lucrativi – e corrotti – del paese. Naturale dunque che Chen trovasse qualcosa di interessante, da un punto di visto giornalistico. Il reporter cinese, nel corso dei suoi pezzi, aveva finito così per accusare la Zoomlion di frode fiscale. Il risultato è stato immediato: arresto per «aver danneggiato la reputazione commerciale» dell’azienda.
Si tratta dell’ennesimo caso di abuso sull’attività dei giornalisti cinesi (Chen è il secondo giornalista del New Express ad essere arrestato), ma che contrariamente ad altri eventi del genere, non è rimasto sotto silenzio. «Immagina di essere un giornalista che ha scritto diversi articoli critici contro una certa società, e poi un giorno un poliziotto viene e ti arresta», hanno scritto nell’editoriale i giornalisti del New Express, che hanno anche ricordato di avere avuto un primo comportamento moderato, ma di essere poi passati all’attacco essendosi sentiti «come codardi». La loro iniziativa ha ottenuto solidarietà dal web cinese, anche da ambienti insospettabili, come il rigoroso e ufficiale Global Times: Hu Xijin, redattore capo del quotidiano, ha detto di aver sostenuto «l’intervento dell’Associazione cinese dei giornalisti per proteggere i diritti e gli interessi dei giornalisti in conformità con la legge». Luo Changping, vice redattore della rivista economica Caijing – di orientamento liberale – e importante opinion leader su Weibo, il Twitter cinese, ha scritto invece che «se Zoomlion insiste sul fatto che il giornalista ha abusato del suo potere mediatico, dovrebbe ricorrere al tribunale e citare in giudizio New Express, invece di lasciare che la polizia attraversi la provincia per arrestarlo». Non solo, perché nella serata di ieri è giunto anche il clamoroso supporto dell’ente che regola le pubblicazioni in Cina (Gapp) che ha affermato di essere preoccupato dell’arresto, poiché lede il «normale e legale diritto di produrre interviste» e di seguire da vicino la vicenda del New Express.
Quella del tabloid cinese è un’iniziativa che non ha precedenti e che conferma la strabiliante forza dei media del sud della Cina: a inizio anno era toccato ad un altro giornale del Guangdong, il Southern Weekend, ingaggiare una feroce battaglia con il capo della Propaganda del Partito della regione. Allora il solerte funzionario impose un suo editoriale e i giornalisti del Southern proclamarono uno sciopero clamoroso che ebbe eco nazionale.


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