Francia, Front National primo partito

by Sergio Segio | 10 Ottobre 2013 5:38

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PARIGI — Front National 24%, Ump (centrodestra) 22%, Partito socialista 19%: ci sono voluti oltre quarant’anni e una crisi economica e sociale senza precedenti, ma la squinternata micro-formazione fondata nel 1972 dal reduce dell’Indocina e dell’Algeria francese Jean-Marie Le Pen con l’aiuto di pochi ex petainisti, ammiratori del Msi e neonazisti, è diventata nelle intenzioni di voto il primo partito francese, secondo il sondaggio Ifop pubblicato oggi dal settimanale di sinistra Le Nouvel Observateur . Quel gruppuscolo a lungo guidato da un ex parà con una tetra benda sull’occhio si è trasformato in un partito più moderno grazie all’erede Marine Le Pen. E anche se il simbolo resta la fiamma tricolore copiata e adattata (il blu al posto del verde) dal movimento di Giorgio Almirante, il Front National ha definitivamente lasciato i margini della politica francese per diventarne il fattore — in questo momento — centrale.
La ricerca Ifop conferma quel che Marine Le Pen, grande sdoganatrice del partito, proclama da mesi: se si votasse oggi, le elezioni europee vedrebbero il trionfo di un partito che vuole l’uscita della Francia dall’euro e dall’Europa. E se si continua così, la vittoria nel voto di maggio 2014 rischia di assumere proporzioni imponenti, perché il Fn è l’unico partito francese oggi in crescita.
«Il Front National non ama la Francia», ha protestato ieri il premier socialista Jean-Marc Ayrault. «Io amo talmente la Francia che voglio vederla esistere ancora, mentre loro fanno di tutto per dissolverla nel magma dell’Unione Europea», ha risposto la leader del Fn, che si dichiara ormai «pronta per l’Eliseo».
La storia recente francese ci ha abituato a episodici successi del Front National, come quello clamoroso del 21 aprile 2002 quando Jean-Marie Le Pen eliminò il socialista Lionel Jospin al primo turno delle presidenziali. Da allora, ogni affermazione elettorale — per esempio quella dell’anno scorso, 6 milioni di voti — è seguita da allarmi un po’ rituali, con un’opinione pubblica assuefatta, e una classe politica vogliosa semmai di giocare a proprio vantaggio quel pacchetto di voti finora inutili. Stavolta è un po’ diverso e non solo perché si tratta di un sondaggio: per la prima volta sta contemporaneamente cedendo il «cordone sanitario» anti-Fn sempre osservato dalle altre forze politiche per preservare i valori della République . L’ex premier di centrodestra François Fillon, che punta all’Eliseo nel 2017, ha rotto il tabù: in caso di duello tra un socialista e un frontista alle municipali, il suo consiglio è «votare per il meno settario», valutando caso per caso. Ma anche la sinistra è corresponsabile della nuova legittimazione del Fn o almeno di alcune sue idee, se il ministro Manuel Valls scatena contro i Rom una campagna al grido di «sono incapaci di integrarsi, tornino in Bulgaria». Marine Le Pen non fa che trarne le conseguenze, quando minaccia di querelare chi oserà ancora bollare il suo partito come «estrema destra». «Bisogna vigilare contro l’estremismo», ripete il presidente Hollande, ma il solo fatto che si sia aperto il dibattito su come definire un partito passato disinvoltamente dall’antisemitismo all’anti-islamismo mostra che i Le Pen — Jean-Marie resta presidente onorario — stanno vincendo la battaglia.
Il Fn non fa più paura, e i suoi sostenitori non si nascondono più. Non è un caso che l’istituzione nazionale Alain Delon abbia scelto proprio questo momento per venire allo scoperto: «Sono gollista da quarant’anni ma bisogna vivere nel proprio tempo — ha detto a Le Matin —. Approvo l’avanzata del Fn. Oggi, per la prima volta, Le Pen padre e figlia non sono più soli. Hanno i francesi con loro».
Stefano Montefiori

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