Fininvest fuori dalle 20 big d’Italia
MILANO — Decisa caduta del fatturato in Italia e conseguente maggior successo delle società con forte proiezione internazionale; netto aumento dei crediti dubbi per le banche; scarsa presenza dell’industria manifatturiera tra le superbig, a vantaggio di società con azionista pubblico e che operano nell’energia, ma anche in misura minore nella gestione di infrastrutture e servizi; infine, uscita della Fininvest dalla super-classifica dei primi venti gruppi (con sede in Italia) per fatturato, scalzata dalla Pirelli (93% del giro d’affari all’estero).
Sono un po’ questi i tratti salienti della fotografia scattata dalla consueta analisi sulle principiali società italiane, realizzata dall’ufficio studi di Mediobanca. Partiamo dal fatturato: la regina incontrastata della classifica, peraltro poco variata, è l’Eni, seguita da Exor e dall’Enel; rilevante il dinamismo di Erg, che ha scalato due posizioni, e di Luxottica, passata dal diciottesimo al sedicesimo posto. La società di Del Vecchio (meno del 3% del fatturato in Italia) si distingue anche per redditività: insieme a Prada (al primo posto in realtà) è al top della classifica per utili cumulati 2011-2012, tra i gruppi privati, davanti anche ad Exor. Considerando anche i gruppi a controllo statale (o comunque con una forte presenza del pubblico) la classifica di chi guadagna di più nell’ultimo biennio vede al primo posto l’Eni seguita da Enel e da Poste italiane ma è quest’ultima a sorpassare il colosso elettrico se si considera solo il 2012 (quando per Enel i guadagni sono stati falcidiati dalle svalutazioni e dagli abbattimenti degli avviamenti). Poste italiane ottiene anche un altro primato, di essere il principale datore di lavoro in Italia, davanti ad Exor (che però balza al primo posto includendo i dipendenti Chrysler) alle Fs e a Telecom.
Primato poco invidiabile per quest’ultima anche per quanto riguarda le perdite cumulate 2011-2012, dove si piazza al primo posto seguita da Finmeccanica, Rcs, Edison e Ferretti (la Rai è il gruppo industriale con la peggior perdita operativa). E ancora Telecom, ma “solo” al terzo posto, figura nella classifica per debiti finanziari, che vede in testa Enel, seguita da Exor, al quarto posto da Eni, e poi da Edizione (Benetton) e Snam. E’ la holding che fa capo a Benetton che tra le big fa registrare il tasso di incremento maggiore (+33% rispetto al 2011) ma solo Eni e Fs hanno una dotazione maggiore di mezzi propri rispetto ai debiti finanziari mentre sul versante opposto c’è Wind.
Tra le aziende di dimensioni più contenute ma molto dinamiche (per crescita del fatturato e degli utili) troviamo invece Valsoia, Stefano Ricci, Branca international e la Renato Corti.
Infine le banche. Tra il 2005 e il 2012 i crediti dubbi sono cresciuti del 188,9%, cioè il 16,4% medio annuo e attualmente rappresentano l’8,7% dei totale dei crediti. Il sottoinsieme delle banche popo-lari, che partivano da una posizione migliore, a fine periodo presentavano invece un’incidenza dei crediti dubbi superiore (il 10,1%). Nello stesso arco di tempo, i crediti alla clientela sono saliti del 3,7% medio annuo: in sette anni sono arrivati all’economia 447 miliardi netti di euro. A livello di sistema, la perdita aggregata 2012 è stata pari a 2,6 miliardi.
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