Emilia, indagati dal Pd ai 5 Stelle per i rimborsi spese regionali

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La Procura di Bologna ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato i nove capigruppo dei partiti rappresentati nel consiglio della Regione Emilia-Romagna. Tutti, nessuno escluso. Dal Pd ai grillini, passando per Pdl, Lega Nord, Idv, Sel, Prc, Udc e gruppo misto.
A fine giornata, la frase del capogruppo leghista Mauro Manfredini suona tenera e minacciosa, dando la misura della situazione: «Ora siamo tutti sulla stessa barca». È da un anno che le pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi passano al setaccio le spese sostenute dagli inquilini della Regione. Ieri, a un anno e 20 giorni da un primo sopralluogo per acquisire i faldoni, un nuovo blitz dei finanzieri negli uffici dei gruppi è servito per cercare ulteriori riscontri alle spese sostenute nella legislatura in corso (dal 2010 a oggi). Subito dopo è arrivata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dei capigruppo, ai quali spetta il compito di firmare i rendiconti. È solo il primo passo. Il numero degli indagati potrebbe ora crescere con l’aggiunta all’elenco dei singoli consiglieri. I quali — stando alle prime indiscrezioni — sembrano essersi comportati in questi anni in maniera molto diversa. Si va dal rimborso spese di un panino al fast food a pranzi nei ristoranti di lusso, dalle consulenze affidate qua e là a una serie di spese difficilmente collegabili all’attività politica (regali, libri, elettrodomestici).
Le indagini della Procura vanno anche in un’altra direzione. Nel mirino ci sono pure i contratti fatti firmare negli anni ai collaboratori dei gruppi consiliari. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro: qualcuno, illegittimamente, potrebbe aver lavorato per il partito a spese della Regione (ed è una differenza sostanziale). Difficile al momento immaginare che anche da queste parti ci sia stato un caso-Batman, alias Franco Fiorito, l’onnivoro consigliere pdl del Lazio, ma l’inchiesta appanna comunque l’immagine della Regione rossa e ben governata. Un brutto colpo anche per i grillini, che qui hanno messo piede nei palazzi della politica prima che altrove. Il capogruppo del M5S Andrea Defranceschi commenta così: «Sono sicuro di non aver commesso peculato. Ho parlato con Grillo e mi ha detto di stare tranquillo, mi ha detto che i cittadini si sarebbero accorti delle irregolarità». Le spese più grosse? «Quelle per le riunioni semestrali, l’affitto delle sale e dei proiettori, quando andavamo in giro a rendicontare le attività del gruppo, ma in generale spendevamo soprattutto per gli stipendi dei collaboratori». Una difesa simile a quella del capogruppo pd Marco Monari: «Ci siamo sempre attenuti ai regolamenti». Ma le avvisaglie c’erano già state: erano già finiti sotto inchiesta il consigliere del Pdl Alberto Vecchi, accusato di truffa per i rimborsi chilometrici. Mentre è stata chiusa prima dell’estate l’indagine per peculato a carico dell’ex Idv Paolo Nanni.
Pierpaolo Velonà


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