“Debito spazzatura se non cambia rotta”

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MILANO — Telecom Italia finisce nel mirino delle agenzie di rating perché, in una fase di transizione, con un management debole e in un contesto difficile, l’allarme sulla qualità del debito sale. Ieri Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione il rating del gruppo che è di BBB-, con prospettive di diventare “spazzatura”. La decisione finale è rimandata a novembre, quando S&P avrà esaminato con il management di Telecom l’orientamento strategico del gruppo. Il 7 novembre oltre ai risultati dei primi nove mesi, l’ad Marco Patuano presenterà infatti al consiglio un nuovo piano industriale che dovrà fare luce sulle strategie future, con particolare riguardo alle attività estere e allo scorporo della rete, un piano avviato a maggio e che per il momento giace in un cassetto. «Il declassamento a BB+ sembra l’opzione più probabile – spiega S&P – una conferma dell’attuale rating potrebbe avvenire se ci fossero eventi significativi nel breve termine», come un aumento di capitale o la vendita di asset. Ma S&P non esclude nemmeno «un declassamento di due gradini a BB se valutassimo che un profilo di credito deteriorato potrebbe alterare l’accesso al capitale o il costo del capitale». Ipotesi che però si scontra con il successo riscosso sul mercato da Telecom solo a settembre con l’ultimo bond da un miliardo: su un emissione a 7 anni la società ha pagato un tasso del 5% circa, inferiore al costo medio del proprio debito (il 5,4% a fine giugno). «A nostro avviso il gruppo soffre per la crescente debolezza nella governance e nel management – aggiunge S&P riferendosi alle dimissioni del presidente Franco Bernabè e al nuovo assetto di Telco non c’è chiarezza nelle strategie, inclusa la continua incertezza sullo spin-off della rete e lo sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione. La struttura dell’azionariato potrebbe rallentare il processo decisionale su questioni strategiche». S&P stima inoltre che «la performance operativa 2014-2015 potrebbe soffrire e che l’azienda abbia limitate leve a disposizione per accelerare la riduzione del debito aldilà di una discrezionale generazione di cassa». Anche Moody’s è in allerta, ma probabilmente aspetterà di capire le mosse di Telefonica, diventata primo azionista di Telco. E’ chiaro che per gli spagnoli l’opzione da preferire sarebbe la vendita di Tim Brasil, ma i tempi e i modi della cessione delle attività estere faranno la differenza. Ad ogni modo Telecom ha la liquidità per ripagare i debiti in scadenza fino al 2015, e per allora le passività dovrebbero ridursi sensibilmente grazie alla generazione di cassa, che supera i due miliardi all’anno, arrivando a circa 23 miliardi.
Infine ieri dalle comunicazioni Consob è emerso che la Orascom di Naguib Sawiris ha una posizione corta pari all’1,2% di Telecom. Il magnate egiziano, evidentemente, ha cambiato strategia: un mese fa era pronto a pagare un premio per rilevare il controllo del gruppo, ora scommette sulla perdita di valore del titolo.


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