Datagate, dal 2006 i blitz Usa missioni della Nsa a Roma per intercettazioni clandestine

by Sergio Segio | 29 Ottobre 2013 7:52

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ROMA — Il “datagate” italiano si avvita e complica la strategia di appeasement coltivata da Palazzo Chigi. Gli argomenti spesi sin qui dal Governo e dei nostri Servizi non sono più sufficienti. O quantomeno non appaiono più tali. Perché, a questo punto, la vicenda Merkel e i dettagli che ne sono emersi nelle ultime 48 ore, a cominciare dai 46 milioni di contatti telefonici generati dal nostro Paese e intercettati tra dicembre 2012 e gennaio 2013, dimostrano che non può bastare la parola della Casa Bianca. Di più: perché a rendere quella parola fragile, contano anche i precedenti di operazioni di spionaggio elettronico (Sigint) a Roma da parte di unità della Nsa arrivate direttamente dagli Stati Uniti. Operazioni cominciate nel 2006 e a quanto pare proseguite negli anni successivi, su cui, nulla è stato sin qui riferito dal Governo e dai Servizi.
Difficile insomma prendere per oro colato le parole di Keith Alexander, il direttore della Nsa, su cui riposa parte consistente della “tranquillità di Palazzo Chigi («Abbiamo avuto assicurazioni da Washington che l’Italia non è stata oggetto di attività di spionaggio ») e che, non più tardi di un mese fa, aveva incontrato a Roma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza nazionale Marco Minniti. Già, proprio lui, Alexander, la spia più potente del pianeta che, pur avendo taciuto a Obama le attività di spionaggio in danno di 35 leader politici mondiali, in un solo giorno, incassa pubblicamente la fiducia della Casa Bianca e mette alla porta, rifiutando di incontrarla, la delegazione del Parlamento europeo.
Il direttore del Dis Giampiero Massolo sarà dunque questa mattina al Comitato Parlamentare di controllo sui Servizi (il Copasir) per rispondere a qualche domanda di dettaglio sul suo “rassicurante” viaggio americano del luglio scorso, quando incontrò sia Alexander che Clapper (il direttore della Dni americana). Nonché per provare a spiegare ai suoi interlocutori perché quanto riferito sin qui dal Governo e dalla stessa intelligence italiana sull’attività della Nsa e sulle finalità antiterrorismo della sua sorveglianza faccia a pugni con almeno un paio di circostanze.
La prima: l’operazione “Sigint” condotta a Roma nel 2006 dalla Nsa con la collaborazione (o nella “distrazione”) del Sismi
allora diretto da Nicolò Pollari, durante la quale venne intercettato l’allora presidente venezuelano Hugo Chavez in visita ufficiale e l’intera città fu messa sotto un ombrello di spionaggio elettronico. Operazione che avrebbe avuto un seguito — per come ne ha riferito già nel giugno scorso il sito globalist. it e nei giorni scorsi i componenti Cinque Stelle del Copasir — anche negli anni successivi, durante i quali gli uomini della Nsa avrebbero raggiunto regolarmente l’Italia per missioni di spionaggio elettronico clandestine da portare a termine sul nostro territorio nazionale.
La seconda: quanto riferito ieri pomeriggio, proprio al Copasir, dal procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro. «E’ falso — ha spiegato il magistrato — che la raccolta a strascico dei metadati sia funzionale alla lotta al terrorismo. E non è una convinzione personale, ma una considerazione che ho condiviso con altri procuratori antiterrorismo e con uomini di vertice delle forze dell’ordine». Così come non sarebbe vero quanto sostenuto dalla Nsa a Washington un mese fa con la delegazione parlamentare del Copasir che a Napoli, nell’autunno del 2010, sarebbe stato sventato un attentato proprio grazie a questo sistema intrusivo di sorveglianza globale.
Del resto, che la pressione su Governo e Servizi aumenti è dimostrato anche dalla richiesta che i componenti di Sel, Cinque Stelle e Pdl del Copasir hanno fatto all’ufficio di Presidenza perché venga avviata un’attività di ispezione sui nostri Servizi per verificare se effettivamente la nostra intelligence non abbia avuto alcuna parte nei programmi di raccolta dei metadati da parte della Nsa americana e del Gchq inglese (circostanza sin qui ripetutamente negata dagli stessi Servizi) e di “intercettazione” sul nostro territorio nazionale in danno di delegazioni straniere. Di più. E’ stato chiesto che a san Mancuto vengano convocati per essere ascoltati sia l’ex contractor della Nsa Edward Snowden, che il giornalista Greenwald.

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