Dalla Normandia al Polo Sud, lo shutdown globale

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E non parliamo qui tanto della cancellazione dei ricevimenti, delle colazioni di lavoro, delle attività di rappresentanza delle ambasciate della superpotenza, costrette a girare a bassissimo regime, con pochi funzionari — parliamo dei diplomatici di carriera perché per i generici e i locali è inattività forzata totale —, pagati solo per pochi giorni di lavoro alla settimana.
No, perché lo shutdown non risparmia nulla e arriva dappertutto. Al Polo Sud, per esempio, dove la National Science Foundation (Nsf) ha annunciato ieri di aver dovuto sospendere tutte le attività delle sue tre stazioni scientifiche, che costano all’erario circa 400 milioni di dollari l’anno. E’ l’inizio della primavera in Antartide. E il risultato è di aver bloccato l’arrivo dei ricercatori stagionali — ecologisti, biologi e astronomi — i quali si perderanno l’osservazione preziosissima del movimento di ghiacciai non più eterni, uno dei programmi più importanti per garantire la precisione e l’accuratezza delle previsioni sui cambiamenti climatici. «Tutto quello che abbiamo fatto finora rischia di rivelarsi inutile», ha commentato Peter Doran, geologo dell’Università dell’Illinois.
Anche la memoria cade vittima del tredicesimo shutdown della storia americana: non solo i musei dello Smithsonian e i memoriali di Washington, ma anche i cimiteri d’Oltremare sono chiusi ai visitatori. Niente visite quindi ai camposanti della Normandia, alle spiagge di Omaha e Utah dove sbarcarono gli alleati nel giugno 1944: chiuso il memoriale di Caen e chiusi altri 10 cimiteri in Europa, compreso quello di Anzio. Cancelli sbarrati anche nei cimiteri militari americani di Panama, Tunisia e Filippine.
Ma non finisce qui. Anche la Nasa, la mitica agenzia spaziale, ha sospeso il 97% delle proprie attività, giudicate quindi non essenziali secondo un criterio applicato in modo lineare. Così, l’agenzia è scomparsa dal Web: sito, canale televisivo e vari account sui social network sono oscurati o inattivi. «A causa del ritardo nei fondi governativi, la tv della Nasa non sarà disponibile al pubblico, alle agenzie di stampa, ai distributori via cavo», si legge in un comunicato.
A quanto pare, i più addolorati sono i tedeschi insonni, voraci consumatori del programma «Space Night», che la Bayerisches Rundfunk, la televisione pubblica bavarese, offre di notte con le immagini della Terra trasmesse dai satelliti della Nasa e accompagnati da musica d’ambiente. Continuano a non dormire, ma senza il conforto di «Space Night», ora oscurato.
Paolo Valentino


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