D’Alema-Renzi, nuova lite. Su Virna Lisi
ROMA — «Il segretario del Pd, nonostante le tessere gonfiate, lo eleggono i cittadini alle primarie l’8 dicembre». Matteo Renzi fa il punto durante un video-forum al Messaggero , durante la sua giornata all’ombra del Colosseo, tra appuntamenti con il mondo politico e quello imprenditoriale.
Tantissimi i messaggi che arrivano al candidato alla segreteria Pd tramite il video-forum: a un esodato risponde che «la riforma Fornero andava bene, perderò qualche voto, ma lo dico. La riforma non era sbagliata, ma va trovata la soluzione per gli esodati perché è inaccettabile che lo Stato fa un patto e poi ti frega». Ma la prima cosa da fare «è una grande scommessa sul merito — osserva Renzi —, si sta dentro non perché si è amici degli amici. E basta discussioni legate alle correnti». Il sindaco di Firenze propone «una legge elettorale chiara, come il modello dei sindaci e via il Senato: ora è un ping pong che fa sbadigliare, moltiplica i tempi e la burocrazia». Poi smentisce un eventuale ticket con Gianni Cuperlo dopo l’8 dicembre: «Non riduciamolo a un grande “inciucione” con distribuzione di posti: è l’esatto opposto di quello che stiamo facendo».
Massimo D’Alema, con il consueto sarcasmo, bolla il sindaco di Firenze dicendo che gli ricorda «un po’ quella pubblicità (anni 70, ndr ) con Virna Lisi: “con quella bocca può dire ciò che vuole”». Il sindaco rottamatore replica: «L’unico personaggio del passato che mi ricorda D’Alema è… D’Alema. Ho mandato anche dei fiori a Virna Lisi per scusarmi, ma rispetto D’Alema. Durante la partita Fiorentina-Juventus mi ha mandato un messaggio per congratularsi. Voglio ricordarlo così…».
Pensando agli avversari del centrodestra, Renzi sottolinea: «Una buona regola è che ognuno parli dei fatti propri. Nella fattispecie è anche inutile parlare del Pdl: perché qual è il Pdl, quello di Fitto o quello di Alfano, delle colombe o dei falchi? Noi facciamo le primarie, spero le facciano anche loro».
Il sindaco gigliato poi guarda in casa propria e sul boom del tesseramento dice: «Possono gonfiare quello che vogliono, ma il segretario del Pd non si elegge così. Il segretario lo eleggono i cittadini che l’8 dicembre vanno a votare». E se dovesse vincere, promette: «Noi metteremo online ogni spesa, anche un centesimo, visto che non sappiamo dove sono finiti i 2 euro delle scorse primarie. Io comunque continuerò a stare tra la gente e a fare il sindaco, non sarò un segretario old style ». Ma non rischia di avere troppi incarichi? «Alfano ha 4 incarichi ed Epifani tre», replica secco precisando che «sono incompatibili solo il ruolo di premier e di sindaco». E non può mancare una stoccata a Beppe Grillo: «Ha ragione, in sei mesi il M5S non ha fatto nulla. Per una volta l’ha detta giusta. Mi verrebbe voglia di dire: “ce ne siamo accorti”…».
Se dall’entourage di Cuperlo c’è grande sconcerto per le parole di Renzi sul tesseramento, lo stesso Cuperlo precisa: «Correggere la Fornero è questione di equità sociale. Io penso che nella riforma ci siano segni abbastanza evidenti di iniquità, a partire dalla questione degli esodati, che sono diretto prodotto della riforma Fornero». L’altro candidato alla segreteria Pd, Pippo Civati, torna sul tesseramento: «Non vorrei che quelli che hanno appena fatto le tessere del Pd, le lasciassero a casa», commenta a Sky Tg24. Quanto a Renzi che ha detto di voler cercare i voti anche tra gli elettori di M5S e Pdl, Civati invita a guardare ai delusi del Pd: «Prima mi occuperei dei voti nostri che abbiamo perso».
In serata Renzi inaugura la sede romana del suo comitato: 180 metri quadrati in centro (4 mila euro al mese d’affitto) con arredamento sobrio e alle pareti foto della Leopolda, bandiere Pd e scritte con lo slogan della campagna: «L’Italia cambia verso». Poi il sindaco incontra alla Camera gran parte (160) dei parlamentari che hanno firmato la sua candidatura a segretario. Tra loro il ministro Dario Franceschini, il sottosegretario Marco Minniti, il lettiano Francesco Boccia, Nicola Latorre e Stefano Bonaccini: «Chiedo a voi parlamentari franchezza e trasparenza nel rapporto — auspica Renzi —. Diciamoci le cose in faccia». Quindi la rassicurazione sul sostengo al governo: «Con la Leopolda si è fatta chiarezza, si è capito che non c’è un disegno per votare in primavera».
Francesco Di Frischia
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