Concussione, niente linea dura Il verdetto della Cassazione

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ROMA — «No» alla linea dura sul reato di concussione, come riformato dalla Legge Severino anticorruzione. Lo hanno stabilito ieri le sezioni unite della Cassazione, chiamate a dare una interpretazione autentica sullo «spacchettamento» del reato di concussione in due diverse fattispecie: concussione per costrizione e induzione indebita. Così da evitare per il futuro interpretazioni discordi, visto che la Cassazione ne ha già date tre diverse. D’ora in poi, la norma dovrà essere interpretata condannando più duramente per concussione solo chi «limita radicalmente» la libertà del soggetto sul quale fa pressione, mentre in maniera più mite — con prescrizione breve e senza pena accessoria — sono da punire le forme di «pressione non irresistibile».
«Per quel che si può comprendere da una massima così stringata, la Cassazione ha ribadito la continuità tra vecchia e nuova fattispecie» del reato di concussione, ha commentato l’ex Guardasigilli Paola Severino, in attesa delle motivazioni.
«Costringere è diverso da convincere», ha spiegato il primo presidente, Giorgio Santacroce chiarendo anche perché deve essere punito il privato che non ha resistito alle pressioni non irresistibili del pubblico ufficiale. Perché «pur senza esserlo è quasi un correo» del pubblico ufficiale scorretto. Per Santacroce il reato di induzione che punisce anche il privato «è una norma che ci è stata imposta dall’Europa» che non ha mai visto molto di buon occhio il fatto che nel nostro Paese si puniscano solo i corruttori e non anche i privati che comunque traggono un vantaggio, e si mettono d’accordo, con chi li corrompe.
Una decisione, quella arrivata ieri in tarda serata, che potrebbe aiutare Silvio Berlusconi a ottenere una condanna più lieve nel processo Ruby. In primo grado Silvio Berlusconi era stato condannato a 7 anni per la concussione per costrizione e prostituzione minorile. Andando oltre la formulazione dei pm che propendeva invece per l’induzione. Ora in Appello potrebbe ottenere una riqualificazione del reato e pene più lievi.
Scrivono i giudici: «La fattispecie di induzione indebita è caratterizzata da una condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, che lascia al destinatario della stessa un margine significativo di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un suo indebito vantaggio. Nella concussione, invece si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario»
Di «mancanza di nitidezza» della norma, aveva parlato ieri mattina il sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Vito D’Ambrosio. «La legge Severino ha posto più problemi di quelli che voleva risolvere» aveva detto, alludendo alla mancanza di indicazioni chiare che ostacolano «il lavoro di chi vuole rintracciare il filo di Arianna dell’intento perseguito dal legislatore con questa riforma». «È fasulla — ha aggiunto — l’interpretazione di chi dice che le leggi internazionali e l’Europa ci hanno chiesto di eliminare la concussione: non è possibile capire perché si è giunti a sdoppiare il reato di concussione per combattere la corruzione». Dannoso «per il positivo esito delle indagini», aveva aggiunto, era stato prevedere «norme incriminatrici» per coloro che sono «vittime» della «induzione» commessa da chi ha la qualifica di pubblico ufficiale». Appunti ai quali la Severino, non aveva replicato. «Aspetto con serenità il verdetto delle Sezioni unite della Cassazione. Quel che mi stupisce un po’ è la personalizzazione delle leggi, sia sulle persone a cui si applicano sia su quelle che hanno contribuito a farle», aveva detto a margine del convegno sulla normativa antitrust, organizzato da Clifford Chance. Spiegando che «tutte le nuove leggi possono avere problemi interpretativi e questa è una legge nuova e particolarmente complessa. Ma le leggi sono del Parlamento e si applicano a tutti i cittadini. Non è la prima volta che le Sezioni unite o la Corte Costituzionale esaminano una norma: questo è un iter del tutto normale». Presente al convegno anche il Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri: «Quando si fa una legge qualcosa si può sbagliare: la Cassazione svolge il suo controllo e noi ci inchiniamo di fronte al suo giudizio, qualunque esso sia».
Virginia Piccolillo


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