Aprire alle biotecnologie? La sfida sui contenuti di Expo

by Sergio Segio | 29 Ottobre 2013 7:55

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MILANO — «Si è perso tempo per beghe di potere». «Si è in ritardo perché la lotta sulla governance è stata feroce». «Nessuno si occupa del contenuto, Expo ancor prima di nascere si è trasformata in un braccio di ferro su chi deve comandare l’evento». Chi non si ricorda le paginate e paginate dei giornali sui conflitti che hanno bloccato per almeno due anni i lavori della società? Ebbene, è arrivato il momento. Archiviate le beghe sulla gestione, gli scontri tra Letizia Moratti e l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è scattata l’ora dei contenuti, quelli misconosciuti per tanto tempo, ma presenti in maniera pervasiva nel titolo di Expo Milano 2015: «Nutrire il pianeta. Energia per la vita».
La situazione non cambia. La polemica si riaccende. Ma almeno, questa volta, è un confronto serio, approfondito. Tra chi, come il bioetico Gilberto Corbellini, sulle pagine del Sole 24Ore , chiede di aprire l’Expo agli Ogm, come nuova frontiera per affrontare il problema della fame del mondo e chi invece punta su un evento «bio», scongiurando con un anatema ogni tentazione geneticamente modificata. La domanda sottostante di Corbellini è però un’altra e riguarda il successo o meno di Expo: quale grande azienda agroalimentare potrebbe essere interessata a investire in Expo «se inneggiando solo al biologico e a pratiche agricole minimaliste, alle soglie di sfide planetarie proibitive per l’alimentazione e la salute» si tagliasse «fuori tutto il biotech, all’insegna di un no ideologico (senza se e senza ma) agli Ogm?». Domanda importante. Che ne sottintende un’altra. Ma gli Stati Uniti, grandi produttori di Ogm, che interesse avrebbero di partecipare a Expo? E in Italia, quali grandi aziende sarebbero pronte a investire?
Beh, in Italia, la situazione sembra molto diversa. Al netto degli Ogm, sono tante le grandi aziende pronte a investire su Expo, anche quelle ex italiane e ora in mano a multinazionali straniere. Sono in corso contatti e incontri preliminari. Expo 2015, la società guidata da Giuseppe Sala, sta parlando con Barilla, sta lavorando con Altagamma, ha firmato un contratto con IllyCaffe, ci sono contatti con la Nestlé. Perché l’occasione è di quelle che non si possono perdere. Lo spiega Roberto Morelli, responsabile dello Sviluppo Business di IllyCaffè e del gruppo del Caffè per Expo 2015, il padiglione tematico che ospiterà i principali produttori di caffè nel mondo: «Per noi, Expo è un progetto di massima importanza, anzi uno dei progetti strategicamente più importanti a cui ci siamo dedicati negli ultimi anni. L’investimento complessivo sarà di 5 milioni di euro. Abbiamo vinto la gara pubblica, progetteremo il padiglione e coordineremo la gestione dei 4.200 metri quadrati». Ma le polemiche se Expo deve essere bio e o Ogm? «Devo dire che non abbiamo vissuto neanche gli echi di questa polemica. Da parte di Expo non ci è arrivata nessuna indicazione né a favore degli Ogm, né a favore del bio. C’è invece la volontà di affrontare il tema di Expo in tutte le sue sfaccettature. Per quanto riguarda la nostra azienda, noi rispettiamo al massimo la peculiarità del nostro prodotto, quanto mai lontano da qualsiasi Ogm». Conclude: «Non ho mai visto un presunto disinteresse delle aziende per Expo. Anzi. Il contrario. La presenza delle aziende nell’evento del 2015 sarà pervasiva».
Basta vedere qual è la posizione di Altagamma, la fondazione che riunisce il polo del lusso italiano in ogni settore. Compreso il food&beverage. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro con i vertici del Padiglione Italia. Erano presenti 80 imprenditori del ramo. Ci sono brand altisonanti molto interessati ad Expo. Da Ca’ del Bosco, a Bellavista, a Ferrari, a Masi-Allegrini, a Biondi Santi, maestri del Brunello. Si sta studiando la possibilità di avere una vetrina dell’eccellenza nostrana all’interno del padiglione italiano.
Interesse che arriva anche dal gruppo Barilla. «Stiamo valutando investimenti, ma non abbiamo ancora deciso — diceva qualche tempo fa Claudio Colzani, amministratore delegato di Barilla —. Il nostro gruppo ha un forte impegno nella comunicazione del settore food&nutrition. Se entreremo in Expo sarà per parlare di nutrizione e rispetto per l’ambiente, non per vendere di più». Parole confermate pochi giorni fa, all’indomani dell’incontro tra il premier Enrico Letta e il presidente degli Stati Unit, Barak Obama: «L’Expo — si legge in una nota del Barilla Center for food&nutrition — può essere l’occasione per sottoscrivere un trattato che ponga le basi per un futuro sostenibile in cui le persone e il pianeta vivano in armonia. Un ipotetico Protocollo di Milano che potrebbe partire dalle considerazioni sui paradossi del cibo che affliggono il mondo. Come l’accesso ed eccesso di cibo con quasi un miliardo di persone che non ha accesso al cibo e un numero equivalente di persone che mangia troppo e spesso male».
Maurizio Giannattasio

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