Angela Merkel spiata dal 2002

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Anche in Italia una base della Cia. Il Pentagono agli alleati: arriveranno altre rivelazioni Fronte comune all’Onu contro lo spionaggio illegale. Una proposta di Germania e Brasile ha raccolto il consenso di 19 paesi, amici degli Usa come Francia o Messico, oppure loro antagonisti come Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Uruguay. A firmare la bozza di risoluzione dell’Assemblea generale che sarà votata martedì prossimo e che riguarda una maggior tutela della privacy su internet, sono stati anche Argentina, Austria, Guyana, Ungheria, India, Indonesia, Liechtenstein, Norvegia, Paraguay, Sud Africa, Svezia, Svizzera.

L’iniziativa fa seguito alla proposta di un codice etico avanzata da Berlino e Parigi all’Unione europea. Nella bozza di risoluzione non si accenna all’Agenzia nazionale per la sicurezza Usa (Nsa), all’origine delle intercettazioni a tutto campo rivelate dall’ex consulente Cia Edward Snowden. Si fa però riferimento al Patto internazionale sui diritti civili e politici, entrato in vigore nel ’76: diritti che i paesi membri devono tutelare anche rivedendo «le norme legislative che regolano la sorveglianza extraterritoriale delle comunicazioni private e le intercettazioni dei dati personali dei cittadini in giurisdizioni straniere».

Già a settembre la presidente brasiliana Dilma Rousseff – spiata a livello personale, ma anche a livello di governo sul piano economico, politico e militare – aveva denunciato le ingerenze Usa nel suo discorso all’Assemblea generale. E aveva chiesto l’intervento Onu anche a nome di altri paesi progressisti dell’America latina. E ieri anche la cancelliera tedesca ha fatto la voce grossa dopo aver scoperto che il suo cellulare è stato nel mirino della potente Nsa: fin dal 2002 – ha rivelato ieri il settimanale tedesco Spiegel online – e fino a poco prima del suo incontro con il presidente Usa Barack Obama, nel giugno scorso. Il settimanale ha anche mostrato che, nel 2010, Cia e Nsa avevano istituito 80 centri di spionaggio nel mondo, 19 in Europa, Italia compresa. «Lo spionaggio fra amici non va bene per niente», ha affermato Merkel, non paga delle rassicurazioni fornite dalla Casa Bianca. Per questo – ha dichiarato un suo portavoce – «dei rappresentanti di alto livello del governo tedesco si recheranno presto negli Stati uniti per avanzare nelle discussioni con la Casa bianca e la Nsa sui fatti intercorsi».

E intanto, negli Stati uniti vanno in scena i veleni all’interno dell’amministrazione Obama: in questi giorni per bocca dell’ex segretaria di Stato Hillary Clinton, probabile candidata democratica alla presidenza per il 2016. «Non s’è ancora fatta piena chiarezza su cos’è accaduto. Non abbiamo risposto in modo adeguato alle accuse e ai sospetti dei nostri alleati», ha detto Clinton, gettando implicitamente la croce su Obama. Le rivelazioni di Snowden, che ha ottenuto asilo umanitario in Russia, sono le più importanti nella storia degli Stati uniti, ha peraltro dichiarato alla stampa l’ex vicedirettore della Cia Michael Morrell: «Quel che ha fatto Snowden ha messo a rischio la sicurezza degli statunitensi perché i terroristi adesso che sanno come funzionano le intercettazioni staranno più attenti, e noi non otterremo più le stesse informazioni», ha detto Morrell, che ha recentemente lasciato la Cia dopo 33 anni di servizio.

Dello stesso tenore, le affermazioni del premier britannico David Cameron che ha accusato Snowden e i giornalisti del Guardian, che per primi hanno pubblicato le sue rivelazioni, di aiutare «i nemici del Regno unito». E il deputato conservatore Julian Smith, intenzionato a portare in tribunale il quotidiano britannico, ha ottenuto una discussione parlamentare proprio su questo tema. Secondo i file sottratti da Snowden alla Nsa, altri servizi segreti – e in particolare quelli britannici – erano della partita, si servivano degli stessi programmi ultrasegreti utilizzati dall’intelligence Usa. Anche per questo, i vertici della Nsa e lo stesso Obama hanno invitato gli alleati a guardare i propri panni sporchi e a tener conto che così fan tutti. L’ex presidente messicano Felipe Calderon lo ha peraltro rivendicato apertamente, affermando di non essere contrariato per essere stato a sua volta spiato. Altri, però, devono tacitare le proprie opposizioni interne e mstrare di far la voce grossa.

Ieri, nel 12? anniversario della firma del Patriot Act, la legge antiterrorista approvata dopo gli attentati dell’11 settembre, gli attivisti hanno manifestato contro la Nsa, raggiunti anche da un messaggio di Snowden. E nei prossimi giorni potrebbero esserci altre clamorose rivelazioni. Lo ha anticipato agli alleati lo stesso Dipartimento di stato Usa: Snowden ha portato via circa 30.000 documenti segreti della rete di intelligence Jwics, che racchiude i database segreti del Pentagono e di altre agenzie di sicurezza.

Da questa stessa rete, il soldato Bradley (Chelsea) Manning ha copiato e trasmesso le informazioni sul Cablogate al sito Wikileaks. Per questo, il cofondatore del sito, Julian Assange, è ancora rifugiato (da 16 mesi) nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Se esce, viene estradato negli Usa. Quito intende rivolgersi alla Corte penale internazionale se Londra continua a rifiutare una commissione giuridica congiunta per risolvere il caso. Per l’Ecuador, come per Cuba, Venezuela, Bolivia e Ecuador, la rivendicazione di sovranità non è questione di pura facciata.


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