by Sergio Segio | 22 Ottobre 2013 6:47
PARIGI — Il matrimonio tra Air France e Alitalia non s’ha da fare, o comunque appare sempre più complicato da organizzare. Vista dalla capitale francese, la trattativa con Roma appare ormai in salita, quasi disperata. Il gruppo franco-olandese sta infatti pensando di non aderire al nuovo aumento di capitale, accettando di diluire la sua quota in Alitalia dall’attuale 25% all’11%. L’indiscrezione è stata fatta filtrare ieri sul quotidiano economico
Les Echos ed è confermata a Repubblica da una fonte vicina ai negoziati. «Mancano sufficienti garanzie da parte degli italiani, in particolare sulla ristrutturazione debito» spiega un manager che sin dal 2008 ha seguito la possibile integrazione tra le due società.
Il gruppo franco-olandese rimane ancora interessato a un accordo, come ha sottolineato qualche giorno fa Alexandre de Juniac. «Siamo pronti a sostenere il piano Alitalia ma non a qualsiasi condizione» ha detto il direttore generale, al comando dal 2011. Le sinergie tra le due compagnie sono potenzialmente forti e favorevoli, e l’hub di Fiumicino sarebbe «comunque mantenuto» dicono a Parigi. Air France-Klm chiede in primis che banche e Stato accettino di sanare parte del passivo (1,2 miliardi di euro) rinunciando ai crediti o traducendoli in partecipazioni. Oltre alla ristrutturazione del debito, Parigi vuole anche un completo controllo sulla parte commerciale. Il management francese, viene spiegato, riconosce lo sforzo compiuto dall’ex ad Rocco Sabelli sul contenimento dei costi e per il miglioramento della qualità dei servizi. Ma dal 2008 «è mancata una completa collaborazione sulla vendita di biglietti». Un dettaglio cruciale che ha portato all’attuale disavanzo. «Nello scenario europeo e globale che abbiamo davanti — continua la fonte interna a Air France — nessun gruppo può sopravvivere mantenendo l’idea di sovranità nazionale ».
In teoria, il gruppo francoolandese ha tempo fino al 16 novembre per dare la sua risposta finale. Una settimana dopo l’impegno di Poste Italiane di versare 75 milioni di euro, Alitalia ha ottenuto 65 milioni di euro da parte dei suoi tre principali soci: Immsi, Atlantia e Intesa SanPaolo, oltre a un anticipo dello stesso ammontare dalle banche creditrici.
Ma la situazione del salvataggio resta «precaria», precisano a Parigi, e la valutazione della compagnia è scesa a 30 milioni di euro.
A frenare l’accordo tra Parigi e Roma ci sarebbe ormai anche un ostacolo politico. Negli ultimi colloqui avvenuti tra gli azionisti il ministero dell’Economia ha avanzato dubbi sull’operazione e sull’interesse a cercare davvero un’intesa con i partner italiani. Il cattivo ricordo delle manovre politiche del governo Berlusconi a danno di Air France, nel 2008, è ancora forte. Il gruppo francoolandese deve affrontare nei prossimi mesi un nuovo, doloroso piano di ristrutturazione. «La compagnia ha già i suoi problemi, moltiplicare le difficoltà per due non è mai la soluzione» ha commentato il ministro francese della Ripresa produttiva, Arnaud Montebourg, premettendo tuttavia che «la decisione spetta agli organismi direttivi dell’azienda». Secondo Montebourg, Air France «deve riposizionarsi e risanarsi, prima di fare scelte importanti ».
Parigi insomma prende tempo e si prepara all’idea di un lungo addio, magari con un ritorno in forza tra qualche mese, anno, una volta la ristrutturazione completata. Il management parigino non sembra neanche spaventato dall’eventualità di un ingresso in Alitalia di altre gruppi internazionali, come periodicamente viene minacciato a Roma. «Da quel che sappiamo — conclude la fonte interna a Air France — non ci sono offerte concorrenti per partecipare al salvataggio di Alitalia. E’ un momento difficile per tutti».
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