Acqua, rifiuti, trasporti: solo undici le città italiane promosse

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Ma nella classifica delle città italiane eco-virtuose appena 11 raggiungono, e a malapena, la sufficienza. Eppure, spiegano gli autori della ricerca, basterebbe rispettare i limiti di legge (senza chiedere ai comuni di fare miracoli) per avvicinarsi senza problemi al punteggio massimo.
Il rapporto, giunto alla ventesima edizione, misura una serie di parametri: dall’inquinamento atmosferico al consumo di acqua (anche quella che si perde nelle condutture), dalla raccolta differenziata all’uso dei mezzi pubblici.
Poche sorprese tra «vincitori» e «vinti»: la conferma che, in genere, si vive meglio nei centri medi e piccoli, al Nord piuttosto che al Sud. Tra le grandi città la prima è Venezia (poi Bologna e Padova) l’ultima è Catania; nelle città medie in testa c’è Trento (seguita da Bolzano e Parma), in coda Siracusa; infine per i piccoli centri sul podio Belluno, Verbania e Nuoro, chiude Caltanissetta (in fondo ci sono sempre capoluoghi siciliani).
Una volta esaurita la curiosità per le graduatorie, ecco che gli oltre 100 mila dati raccolti attraverso questionari compilati dalle amministrazioni mostrano solo timidi miglioramenti e a volte veri e propri passi indietro.
L’inquinamento delle città, per esempio: diminuisce la concentrazione di polveri sottili e azoto, ma aumentano i giorni di superamento dei limiti dell’ozono (da 37,7 dell’anno scorso a 41 dell’ultimo rilevamento).
L’acqua: le città italiane continuano a disperdere in media più di un terzo di quella potabile immessa nella rete (in molti centri, come Palermo, Catania o Gorizia ne arriva a destinazione meno della metà).
Trasporti: complice la crisi, uno si immagina che si usi meno l’auto e si prendano di più i mezzi pubblici. Sbagliato: cresce invece il numero (64,4) di automobili per 100 abitanti — record europeo — mentre il trasporto pubblico perde passeggeri (l’anno scorso erano 83 i viaggi in media a testa, oggi sono 81).
Raccolta differenziata: i comuni italiani fanno sempre meglio (nel 1993 eravamo al 4,3 per cento adesso si supera il 40%). Eppure solo nove città raggiungono l’obiettivo del 65% imposto per il 2012 dalla normativa europea e ci sono centri (Catanzaro, Foggia, Siracusa ed Enna) che non vanno oltre il 5 per cento.
Osserva Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato pd: «Si dovrebbe prendere la crisi più seriamente. Non per abbattersi, ma per farne una leva di cambiamento, approfittarne per migliorare le nostre città. Tanto per fare un esempio: c’è stato un enorme dibattito sull’Imu per la prima casa, che in media vale 235 euro. Lo sapete quanto si può risparmiare tra un’abitazione ecologica e ben realizzata e una no? 1.500 euro all’anno».


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