L’«accampada» delle partite Iva

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VENEZIA. Hanno trascorso la notte in strada, accampati come gli indignados, ma loro sono i piccoli e medi imprenditori del Veneto. Sono le partite Iva del Nordest che gridano la loro rivolta, sventolando per arma la «rivolta fiscale». Tra loro, artigiani, liberi professionisti, commercianti e aziende a conduzione familiare. Arrivati perlopiù da Vicenza e da altre zone limitrofe del Veneto, quasi in cento si sono dati appuntamento a Venezia, in campo San Geremia, sotto le porte di Palazzo Labia, dove hanno sede le antenne della Rai regionale, minacciando «di non pagare le tasse, se non si abbassa la pressione fiscale».
Organizzato dall’associazione di piccole e medie imprese di Vicenza (Apindustria), ieri, il giorno dopo l’accampada, gli imprenditori hanno attraversato la città lagunare al grido di «Ci state mettendo in strada. Anch’io aderisco!». La conclusione della giornata alle porte della Prefettura, quando centinaia di chiavi – le chiavi che aprono e chiudono le porte delle loro aziende sono state consegnate nelle mani del prefetto di Venezia. Un messaggio, quello degli imprenditori indignati, che per mezzo del prefetto, è diretto al governo contro la legge di Stabilità. «È una manovra», denuncia il trentenne Marco Nardin, imprenditore nel settore grafica con 15 dipendenti a carico, «che prevede la riduzione del cuneo fiscale allo 0,7». «La nostra richiesta», spiegano le partite Iva, «un provvedimento che permetta la redistribuzione dell’importo delle tasse che, tra costo del lavoro e imposte dirette e indirette, gravano sulle imprese per circa il 70 per cento del fatturato».
Una proposta alternativa gli «indignati» del Nordest ce l’hanno. «Chiediamo che la tassazione globale sia ridotta al 40 per cento. Mentre il restante 30 per cento venga ridistribuito a metà tra incremento per la buste paga dei dipendenti e investimenti e ristrutturazioni per le imprese». Richiesta che guarda con preoccupazione al mercato interno ridotto all’osso. È sulla ripresa dei consumi che mirano gli imprenditori indignati, nonostante le esportazioni in Veneto nel secondo trimestre del 2013 registrino un incremento del 2% rispetto all’anno precedente. «Esportiamo in Nuova Zelanda, in Australia e in Sud Africa», racconta Angelo Rossi della «Aerre2», che tuttavia dal 2008 a oggi ha tagliato i dipendenti da cinque a tre. Al contrario, nel mercato europeo gli ordini si riducono alla metà. Lo spiega Annalida Bortolomia, imprenditrice della Cvitalia di Montecchio Maggiore (Vicenza), che oggi conta 31 dipendenti, rispetto ai 51 del 2008: «La Germania con una tassazione di venti punti in meno rispetto all’Italia, ha chiaramente prezzi più competitivi dei nostri». E poi si confida. «Pensavo che oggi noi imprenditori fossimo molti di più. Mi spiace, soprattutto, che l’invito esteso alla politica non abbia avuto alcuna risposta». Ma neanche da parte dei grillini? «Erano stati invitati, eccome, ma anche loro qui non si sono visti».


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