by Sergio Segio | 26 Ottobre 2013 7:16
MILANO — Irritazione e rammarico. Giorgio Napolitano risponde alle polemiche nate dal vertice sulla legge elettorale per ribadire l’imparzialità del Colle, ma la tensione tra i Cinque Stelle e il Quirinale rimane ancora alta. Non solo frizioni con il Movimento, il presidente della Repubblica indica anche una scadenza all’Aula. «Il Parlamento affermi il ruolo suo proprio intervenendo almeno a modificare la legge vigente nelle norme su cui la Consulta ha già espresso più di una volta serie riserve di costituzionalità», ricorda, stabilendo anche una data: «Prima dell’udienza già fissata per il 3 dicembre dalla Corte Costituzionale». Ma la giornata è stata caratterizzata soprattutto dal botta e risposta con il Movimento. Dopo l’incontro del capo dello Stato giovedì con i rappresentanti della maggioranza e l’affondo di Beppe Grillo — che in piazza a Trento ha evocato la richiesta di impeachment — ieri è stata la volta dell’invito al Colle per i pentastellati. Un invito (la convocazione era fissata alle 16,30, ndr ) a cui ha fatto seguito un secco rifiuto. In mattinata il contatto telefonico tra il Quirinale e i Cinque Stelle, che — dopo una breve consultazione tra i parlamentari presenti e dopo aver condiviso la posizione con Grillo e Gianroberto Casaleggio — hanno declinato la possibilità di un incontro.
È stata la capogruppo al Senato, Paola Taverna, a prendere posizione e contattare Donato Marra, segretario alla presidenza della Repubblica. Una telefonata breve, che però ha lasciato il segno, provocando la reazione del Colle. Napolitano — in una nota — ha espresso di aver «preso atto con rammarico della decisione del Movimento 5 Stelle». «Si ricorda — ha aggiunto — che la presidenza della Repubblica ha sempre, e anche di recente, accolto richieste di incontro da parte del Movimento 5 Stelle, benché spesso accompagnate da attacchi scorretti e perfino ingiuriosi al capo dello Stato». Napolitano ha tenuto a precisare che «nessun “giuoco” era “ormai stato fatto”, come da qualche parte si è affermato senza alcun fondamento; né tantomeno si era avallata alcuna “prevaricazione della maggioranza sulle minoranze”». Il presidente, infatti, ha convocato al Quirinale oltre ai Cinque Stelle anche Lega (che, dopo un iniziale rifiuto, ha accettato l’invito e incontrerà «nei prossimi giorni»), Sinistra ecologia e libertà e Fratelli d’Italia.
La scelta di rifiutare il confronto ha provocato strascichi anche tra i pentastellati, che hanno iniziato a discutere tra loro sollevando obiezioni fin dalla mattina. Netta la presa di distanza dalla decisione di alcuni dissidenti, come il senatore Lorenzo Battista. «Io all’incontro con il presidente Napolitano ci sarei andato, è sbagliato rifiutare il confronto a prescindere», scrive su Facebook il parlamentare friulano. E spiega: «Avrei detto direttamente a lui cosa non condividiamo, e quali sono le nostre proposte in primis». Dello stesso parere anche altri esponenti. «I più — sostiene un deputato — non sapevano nemmeno ci fosse stato un invito del Quirinale. Abbiamo cominciato la legislatura facendo riunioni su riunioni e discutendo quasi se andare in bagno o meno durante le sedute dell’Aula, ora stabiliamo di “snobbare” il presidente della Repubblica e molti di noi non ne sanno un fico secco». C’è anche chi, però, come Claudio Messora, capo della comunicazione a Palazzo Madama, si lancia in un duro affondo nei riguardi del Colle, paragonando il modo in cui è stato trattato il Movimento a quello con cui gli adulti trattano i bambini: «Stamattina, dopo le dichiarazioni bellicose del Movimento 5 Stelle, della Lega e di Sel, il Quirinale ha fatto sapere di avere allestito il tavolino della Walt Disney, quello con Qui, Quo e Qua serigrafati sulla plastica», ironizza, prima di specificare le motivazioni del rifiuto.
Ma intanto, nonostante le divergenze interne, Grillo e i pentastellati procedono spediti. «Abbiamo chiesto ufficialmente l’impeachment per Napolitano. Si deve dimettere. Non è possibile che un uomo tenga in scacco il Paese con queste larghe intese che non significano nulla», annuncia il leader durante un comizio a Bolzano. Dalle parole ai fatti. Il gruppo legislativo è già al lavoro e la richiesta di impeachment verrà presentata «quanto prima» in Aula.
Emanuele Buzzi
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