«Io, pensionata da 2.000 euro al mese Vita a ostacoli con l’assegno congelato»

by Sergio Segio | 25 Ottobre 2013 7:52

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Benvenuti a casa Tonello. Ridente località di Marcallo, seimila abitanti in provincia di Milano. La signora Gabriella ha 59 anni. Era da un pezzo che aspettava questo 2013. Doveva essere il suo anno. «Dopo aver lavorato una vita in ufficio sono andata in pensione il primo gennaio. Non vedevo l’ora». E invece… «Invece mio marito è mancato in un incidente l’estate scorsa». Ma non è di questo che vuole parlare l’ex impiegata. «Venga, vorrei farle vedere cosa mi viene in tasca ogni mese con la pensione. Perché sa, il governo ci considera ricchi. Il nostro assegno resta fisso. Inchiodato. E intanto l’inflazione cresce. Così il nostro potere d’acquisto diminuirà anno dopo anno. Non mi sembra giusto. Sia chiaro: se c’è da fare sacrifici si fanno. Io li ho fatti per una vita. Ma perché sempre i pensionati?».
Vediamola allora questa pensione. Millenovecentoquarantatre euro lordi al mese. Che poi vuol dire 1.300 netti. «Da quanto ho capito, sono proprio a cavallo tra la categoria di quelli che potranno contare su un 90 per cento di rivalutazione e quelli che dovranno accontentarsi del 75 — impugna la calcolatrice la signora Tonello —. Alla fine si tratterà di pochi euro in meno ogni mese. Ma quando hai un cappotto stretto anche pochi centimetri di stoffa in più ti cambiano la vita».
A onor del vero va detto che il governo Monti aveva bloccato del tutto l’indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (poco meno di 1.500 euro lordi al mese). L’attuale legge di Stabilità ha addolcito la pillola. «Secondo le nostre stime, i pensionati interessati dalla manovra lasceranno allo Stato in media 618 euro nel triennio 2014-2016 — fa presente Emilio Didoné, della segreteria dei pensionati Cisl di Milano —. Comunque un salasso». Su molte cose si può discutere ma su un punto la signora Tonello ha ragione: 1.300 euro al mese non sono un assegno da nababbi.
«Guardi pure i miei conti, non ho nulla da nascondere», apre un’agenda la signora. «Mio marito lavorava in una residenza per anziani. La reversibilità dovrebbe aggirarsi intorno ai 400-450 euro al mese. Morale: non arrivo ai duemila euro. E io sono una privilegiata perché vivo nella casa di mia madre. Certo, mamma ha dovuto pagare l’Imu visto che per lei si tratta di una seconda abitazione. I 250 euro della tassa li ho tirati fuori di tasca mia: mi pareva il minimo. Poi ci sono i miei figli. Ragazzi straordinari. Il più grande, 36 anni, fa il ricercatore ad Anversa, in Belgio. Qui la migliore proposta che aveva ricevuto era un lavoro a termine da 600 euro al mese. Il secondo è un precario della scuola. Per fortuna è stato riassunto a ottobre. Il terzo si è laureato in Scienze della comunicazione. Massimi voti con lode. Per adesso gli hanno proposto solo due mesi di lavoro a cento euro l’uno. Va bene adattarsi, ma questo anche a me è sembrato davvero troppo. Gli ho detto: “Lascia perdere, c’è la mia pensione”».
I figli della signora Tonello sono gente in gamba. Si sono pagati gli studi facendo i casellanti sulla Milano-Torino. «Guardi che io so di essere una privilegiata per certi versi. Ho la casa, per esempio, e non devo pagare l’affitto. Ma non ho paura a dirlo: l’altro giorno sono andata da mia madre e le ho detto: “Hai visto? È tornato di moda lo scozzese. Ti ricordi quelle vecchie gonne che non si usavano più? È il momento di adattare il modello e rimetterle nell’armadio. La spesa la faccio al Carrefour perché c’è un’offerta speciale per gli anziani. Per dire, ieri ho comprato i moscardini a 1,90 euro al chilo. Niente male, no? Le verdure le coltivo in un fazzoletto di terra che abbiamo qui di fianco a casa. Insomma, alla fine me la cavo».
La signora Tonello si blocca. Ha un’esitazione. Poi riparte: «Io le ho raccontato tutte queste cose ma mi raccomando: non mi dipinga come una di quelle che si lamentano e piangono miseria quando c’è tanta gente che fa fatica davvero ad arrivare alla fine del mese. Però sì, un po’ della mia delusione vorrei che venisse fuori. Quando avevo tre figli piccoli da crescere ci potevamo permettere un mese al mare. Adesso le mie vacanze durano una settimana, ospite a casa di amici. Bel progresso, eh?».
Rita Querzé

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