Incredulità a Berlino Ma anche il governo finisce sotto accusa

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BERLINO — Le parole non volano, contrariamente a quello che assicurano i proverbi latini. Sembra invece che tutti se le ricordino anche troppo bene. E in una Germania scandalizzata dalla sorveglianza americana sul telefono portatile della Cancelliera sono in molti a chiedersi, tornando con la memoria alle polemiche dei mesi scorsi, se il grande orecchio statunitense non sia un mostro che è stato troppo a lungo sottovalutato. Quando venne chiesto ad Angela Merkel in luglio se avesse mai avuto la percezione di essere anche lei controllata, la donna più potente del mondo reagì con sorpresa, come ricorda Der Spiegel. «Non sono al corrente di niente, altrimenti avrei riferito al comitato di controllo parlamentare», rispose, aggiungendo di non aver mai avuto ragione di mettere in dubbio il «rispetto» americano delle leggi tedesche. E’ stata purtroppo smentita dai fatti.
Certo, nel campionario delle frase incaute va inserita d’ufficio anche quella pronunciata in giugno da un Barack Obama inseguito a Berlino dallo scandalo sulle attività illegali della National Security Agency: «Se ho bisogno di sapere quello che pensa Angela Merkel, io chiamo Angela Merkel». Era molto probabilmente sincero, ma altri a Washington non la pensavano evidentemente allo stesso modo, se è vero quello che ieri è stato denunciato con un linguaggio molto fermo dal governo tedesco.
«Un’indignazione che arriva troppo tardi», scrive il settimanale Die Zeit. Anche il quotidiano moderato Die Welt sottolinea che le reazioni personali della cancelliera allo scandalo denunciato dalla talpa Edward Snowden furono «troppo accomodanti». no «troppo accomodanti».
In ogni caso, a quell’epoca vinse la linea morbida. Nonostante la conclamata insofferenza dell’opinione pubblica tedesca per le violazioni della privacy, i socialdemocratici non riuscirono a sfruttare le esitazioni del governo. Furono così rapidamente archiviati anche gli sforzi un po’ goffi di minimizzare le attività di spionaggio americano compiuti dal ministro degli Interni HansPeter Friedrich e del capo di gabinetto della Cancelleria Ronald Pofalla. A cui oggi ha chiesto spiegazioni non il primo pirata di passaggio, ma addirittura il ministro della Giustizia Sabine Leutheusser- Schnarrenberger, liberale, non rieletta il 22 settembre. E i Verdi, dall’opposizione vecchia e nuova, denunciano che il governo ha « o c c u l t a to l ’ i n s i e m e d e l l o scandalo». E’ il momento insomma di una riflessione ampia che coinvolge istituzioni e partiti. Si è mossa anche la magistratura.
Oggi, dopo le notizie sulla «violazione del rapporto di fiducia» di cui si sarebbero macchiati gli Stati Uniti, tutti vogliono evitare di apparire indulgenti con l’amico americano. Il ministro degli Esteri Guido Westerwelle, liberale, ha convocato l’ambasciatore John B. Emerson per avere spiegazioni, dicono i suoi collaboratori, «esaurienti e complete».Il suo collega della Difesa, il cristianodemocratico Thomas de Mazière, ha sottolineato che dopo quanto è accaduto niente può tornare come prima.
«Ho pensato spesso che il mio telefono potesse essere controllato, ma non certo da Washington», ha detto.
Grande preoccupazione è stata espressa, dopo una riunione dell’organismo da lui presieduto, dal presidente del comitato di controllo parlamentare, il socialdemocratico Thomas Oppermann. «Siamo stati ingannati», ha osservato.
Non si tratta comunque solo di fare la voce grossa, ma di decidere anche e soprattutto le prossime mosse. In questo senso sono apparse significative le dichiarazione del presidente della Spd Sigmar Gabriel, secondo cui «è difficile immaginare di negoziare l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa se la libertà e i diritti personali dei cittadini europei sono messi in pericolo». A parlare non è più il leader dell’opposizione, ma l’uomo che probabilmente diventerà il vice cancelliere nel governo di grande coalizione. Angela Merkel, che attribuisce grande importanza all’intesa con gli Stati Uniti, ne dovrà tenere conto, al di là delle decisioni che potrebbero venir prese a Bruxelles. Si preannunciano giorni difficili nei rapporti tra Berlino e Washington. E tra due leader che non si sono mai particolarmente amati.


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