Aiuti allo sviluppo, Italia allo 0,13% del Pil. Dalla legge di stabilità 232 milioni
ROMA – Siamo ancora ben lontani dall’obiettivo dello 0,7 per cento del Pil fissato dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. L’Italia ha investito nel 2012 lo 0,13 per cento in aiuti allo sviluppo. La crisi non ha certo aiutato a potenziare gli aiuti europei ai paesi poveri, che sono in stallo da un paio di anni, o diminuiti, in 19 paesi membri. Per raggiungere gli obiettivi dell’Onu mancano ancora 36 miliardi di euro. Il nuovo rapporto “AidWatch” di Concord – la confederazione europea delle ONG, presenta un quadro a tinte fosche ma anche con grandi cambiamenti all’orizzonte.
“Nella nuova legge di stabilità – spiega Federica Mogherini, dell’Intergruppo parlamentare per la cooperazione allo sviluppo – è previsto l’investimento di 231,818 milioni di euro per il 2014, e la novità rappresentata da un fondo di 60 milioni l’anno per progetti di cofinanziamento di programmi comunitari”. Un aumento del 2 per cento, quattro milioni rispetto all’anno precedente, “ma un risultato che non ci aspettavamo solo una settimana fa – continua la parlamentare -, visto l’anno terribile in corso. Si tratta della prima inversione di tendenza dal 2009, a mio parere il bicchiere è più che mezzo pieno”. In effetti i dati mostrano il crollo verticale dei finanziamenti per la cooperazione, scesi progressivamente dalla vetta dei 732 milioni del 2008. E’ evidente che per il 2015 l’Italia non ce la farà a raggiungere gli obiettivi, forse riuscirà almeno a sfondare quota 0,3, avvicinandosi almeno al livello medio europeo, lo 0,39 del Pil dei 27 del 2012, con oltre 50 miliardi elargiti.
L’Italia, nonostante le ristrettezze economiche, può però fare molto sul piano delle prospettive post 2015, con il semestre di presidenza europea: Fabio Cassese, vicedirettore generale per la programmazione e la realizzazione degli interventi di cooperazione del ministero degli Affari Esteri, spiega che il nostro paese organizzerà per luglio prossimo una riunione informale dei ministri dello Sviluppo, mentre fra gli obiettivi del futuro c’è lo sviluppo di tavoli interministeriali, per rendere organiche le politiche dei vari settori, e tavoli interistituzionali per rendere virtuose le interazioni fra pubblico e privato.
“La cooperazione non è finanziariamente l’apporto più importante, rispetto alle rimesse o agli investimenti dei privati, ma ha un ruolo unico, andando a toccare settori come la sanità, l’accesso alle risorse e l’educazione, che sono la condizione per emergere dalla povertà -, spiega Luca De Fraia, di Concord Italia -, è estremamente monitorata, è prevedibile e anticiclica”.
Gli unici paesi ad aver già raggiunto l’obiettivo 0,7 sono il Lussemburgo (1%), la Svezia (0,99%) la Danimarca(0,8%), mentre il Regno Unito ce la farà quest’anno. Qualche paese fa grandi passi in avanti nel proprio contributo (Lettonia, Lituania, Polonia, Austria). Il rapporto sottolinea come sia fondamentale la piena realizzazione degli impegni presi dalla comunità internazionale, e che le possibili innovazioni in tema di finanziamento non possano avvenire che salvaguardando le finalità delle attività di cooperazione. (Elena Filicori)
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