Sovraffollamento, «parole sante» dal vertice della Cei

Loading

Il monito arriva dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, che ieri è intervenuto al Convegno nazionale dei cappellani delle 206 carceri italiane, in corso fino ad oggi a Sacrofano, nei pressi di Roma. La denuncia, a differenza di altre prese di posizione delle gerarchie ecclesiastiche talvolta piuttosto vaghe e generiche, è netta. Da «troppi anni», nelle carceri del nostro Paese, «si vivono gravi problematiche, prima fra tutte quella del sovraffollamento, che determina condizioni di vita disagiate e spesso ai limiti della sopportazione umana», dice il numero due dei vescovi italiani, con evidente riferimento alle cifre documentate dall’associazione Antigone e pochi giorni fa riconosciute come autentiche anche dalla ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri: quasi 65mila detenuti per appena 37mila posti (e non 47mila, come invece dichiarava il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), con un sovraffollamento record del 175%, il più alto di tutta Europa. «Si ha l’impressione che la questione della condizione di vita dei detenuti, oltre a quella dei progetti di recupero e di reinserimento e dei relativi investimenti, non venga mai affrontata con la necessaria determinazione e progettualità – prosegue Crociata -. Sembra che si tratti di problemi marginali, che non toccano la società nel suo insieme, ma solo alcune persone che, obbligate a vivere nei luoghi di detenzione, non ne sono più parte». E quindi che a loro non si debbano «assicurare condizioni di vita dignitose». Particolarmente disagiata, aggiunge il segretario generale della Cei, è la situazione degli stranieri – «ormai più del 35% del totale dei detenuti» – a cui, alla reclusione, si aggiungono anche «la lontananza dalla famiglia» e dal proprio Paese e le «esigue risorse economiche».
Tutti i detenuti, dice Crociata, non sono cittadini «di serie B», ma «uomini e donne che, pur essendosi macchiati di crimini più o meno gravi, hanno vissuto sofferenze e difficoltà, e ora hanno bisogno di comprensione e dell’appoggio della società per potersi rialzare e reinserire nelle normali relazioni sociali». Invece si constata una situazione assolutamente «non ammissibile»: migliaia di persone «quasi dimenticate per lunghi periodi, abbandonate a una sofferenza che potrebbe in parte essere alleviata e che non è certo il fine della detenzione». In queste condizioni la riabilitazione è impossibile – anche perché il detenuto si sente ulteriormente «vittima» ed «è impedito nel suo cammino di recupero» – e la pena da scontare diventa esclusivamente «violenza».


Related Articles

Vaccini e contratti: per il piano Covax ci vuole il consenso di Big pharma

Loading

Vaccini. Nei contratti tra Ue e case farmaceutiche per l’acquisto di dosi, spunta una clausola: prima di donare ai paesi extra-europei, i governi dovranno chiedere l’autorizzazione alle multinazionali. Nemmeno i brevetti danno questo potere alle corporation

Spot antidroga, l’irresistibile vampira di Giovanardi

Loading

Da qualche tempo si può vedere in tv lo spot della nuova campagna nazionale contro la droga. Per chi non l’avesse visto, eccone una breve sintesi: un giovanotto, in procinto di partire per una vacanza sulla neve, viene raggiunto di corsa da un amico che gli passa un sacchetto trasparente contenete un discreto numero di compresse, senza alcuna contropartita in denaro.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment