Più entrate che tagli: 7 miliardi La scure sulle detrazioni dal 2016
ROMA — Una manovra “leggera”, che ha un impatto modesto sull’indebitamento netto, e che non modifica granché le poste del bilancio pubblico, con misure di entrata e spesa che in larga parte, si compensano tra loro. Almeno fino al 2015-16, quando la manovra tornerà a mordere sul deficit con il taglio delle detrazioni e delle deduzioni fiscali. La legge di Stabilità arriva in Parlamento e la manovra varata dall’esecutivo comincia a prendere forma con i suoi veri numeri.
Il presidente del Consiglio anche ieri ha aperto alle sue possibili modifiche parlamentari, così come il vice premier. «Non è il Vangelo» ha detto Angelino Alfano, «la manovra è senz’altro migliorabile» e «ci sono molti miglioramenti da mettere in campo» ha aggiunto Letta. L’impianto complessivo della legge, tuttavia, non dovrebbe subire stravolgimenti.
Nel 2014 la legge di Stabilità dà 11,4 miliardi di euro e ne toglie 9,7, producendo un aumento dell’indebitamento netto di 1,7 miliardi, che sale a 2,7 miliardi tenendo conto anche degli aggiustamenti apportati alle tabelle delle leggi di spesa pluriennale. Gli oltre 11 miliardi di nuovi interventi sono divisi in modo equo tra riduzioni di entrate (5,1 miliardi) e maggiori spese (6,3 miliardi), e sono coperti con l’aumento di altre entrate (6 miliardi) e tagli ad altri capitoli di spesa (3,6).
Nel 2015 le cose cominciano a invertirsi. Gli interventi per recuperare risorse da destinare alla tenuta dei conti tornano a superare il costo delle misure a favore dell’economia. La legge di Stabilità, per il 2015, e sempre in termini di indebitamento netto, dà 8,4 miliardi, ma ne toglie 12,6. Soprattutto con il primo previsto taglio, di 3 miliardi, alle cosiddette spese fiscali. La manovra 2015, nel complesso, dovrebbe ridurre il deficit pubblico di 4,2 miliardi, appena un po’ di meno tenendo conto degli aggiustamenti sulla spesa pluriennale.
Nel 2016 il quadro si fa più pesante. I risparmi previsti, 18,1 miliardi di euro, superano di gran lunga la maggior spesa, 10,2 miliardi, indotta dai vari provvedimenti della legge di Stabilità. Anche in questo caso il grosso della differenza è imputabile alla sforbiciata attesa sulle detrazioni e deduzioni, che dopo la prima riduzione di 3 miliardi, dovranno essere ridotte di altri 7 miliardi nel 2016 (e 10 nel 2017).
La relazione tecnica e gli allegati alla legge di Stabilità, che oggi inizierà il suo cammino al Senato, confermano la dimensione dei principali interventi sull’economia. Nel 2014 è previsto uno sgravio di 1,5 miliardi sui lavoratori con un imponibile massimo di 55 mila euro con l’aumento delle detrazioni Irpef, l’abbattimento dei premi Inail per le imprese per un miliardo, 500 milioni per garantire alle imprese la parziale deducibilità dell’Imu dalle imposte dirette. Dalle banche arriveranno maggiori imposte per 2,6 miliardi (ma in compenso pagheranno molto meno nei prossimi anni), altri 980 milioni sono attesi dall’aumento delle imposte di bollo sulle attività finanziarie, altri 500 dall’assoggettamento all’Irpef del 50% delle rendite catastali delle case sfitte. Il conto tra vecchia e nuova Imu sulla carta sostanzialmente si pareggia: lo Stato ha dato un miliardo ai Comuni per non fargli caricare troppo la nuova tassa, ma i sindaci hanno comunque ampi margini di discrezionalità sulle aliquote, e l’effetto reale della nuova imposta si capirà solo a posteriori.
Mario Sensini
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