«Niente tregua al governo»

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«Chiediamo la moratoria sugli sfratti per morosità, stop alle grandi opere e un piano per l’edilizia pubblica» «Fino a venerdì scorso questa mobilitiazione sembrava composta da “sfascia-vetrine”, oggi guarderemo il governo Letta in faccia e al ministro Lupi chiederemo una moratoria contro gli sfratti per morosità, un’esigenza fondamentale per la rete “Abitare nella Crisi” impegnata in tutta Italia in picchetti contro gli sfratti. Uno stillicidio quotidiano, praticato con la polizia, che bisogna fermare». Per Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi Precari Metropolitani, l’incontro di oggi pomeriggio al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti «è un fatto politico di rilevanza straordinaria, un cambio di segno. Accade di continuo per i movimenti romani. All’inizio, veniamo trattati come violenti, poi tutti ci ricevono. Questo dimostra che quando si mettono in campo rapporti di forza veri, tutto cade».
Che cosa vi aspettate da questo incontro?
L’avvio di un percorso e l’adozione di misure urgenti. Lupi deve farsi portatore di questa richiesta. Ci vuole coraggio per sostenere una moratoria. Solo per la proroga a favore delle categorie protette vengono investiti diversi milioni di euro. Per fermare gli sfratti per morosità incolpevole che sono il 90% del totale servono soldi veri. Questa potrebbe essere la boccata di ossigeno per migliaia di persone. Così si potrà iniziare a pensare ad un piano per l’edilizia pubblica.
Chiederete il blocco delle grandi opere come la Tav?
Assolutamente sì, sarà uno dei punti della piattaforma che presenteremo. Il piano per l’edilizia pubblica per noi dovrà essere finanziato con questi soldi e con quelli per i grandi eventi. L’altro punto è il blocco della vendita del patrimonio pubblico e il suo utilizzo per l’emergenza alloggiativa. Credo che i risparmiatori italiani saranno ben felici di investire i loro risparmi nella Cassa Depositi e Prestiti per questa esigenza invece di finanziare con 6,1 miliardi di euro l’acquisto degli immobili pubblici entro il 2017.
E se Lupi rifiuta o dà risposte evasive, cosa farete?
Proseguiremo la lotta, e già nella serata di oggi, al presidio di Porta Pia, decideremo cosa fare con gli altri movimenti. Ci stiamo preparando alla mobilitazione di Firenze dal 24 al 26 ottobre, in occasione dell’iniziativa dell’Anci sul diritto di residenza e il 9 e il 10 novembre saremo a Roma in un’assemblea per continuare la mobilitazione. Non daremo tregua al governo.
Il 19 ottobre ha rafforzato l’importanza dei movimenti per la casa. Come nascono i Blocchi Precari Metropolitani a Roma?
Il nostro percorso è iniziato con la lotta contro la precarietà. Noi abbiamo scelto di aggredirla a partire dall’alloggio. Sempre più persone la perdono, sono senza lavoro, oppure ne hanno uno precario., non si rivolge al sindacato, ma agli sportelli di lotta che organizziamo nei quartieri. Il sindacato tradizionale insegue l’aumento salariale, ma non non risponde ai bisogni di chi ha un lavoro precario, deve pagare un affitto, pensare ad una rata. Visto che queste persone non riescono a incidere sui luoghi di lavoro, allora abbiamo pensato che possono bloccare i flussi della città. Il nome «blocchi precari metropolitani» è nato nel 2007 e con le occupazioni delle case intende organizzare una soggettività precaria che spesso non trova riscontro organizzativo nemmeno tra i sindacati più combattivi.
Poi c’è stato l’incontro con i sindacati di base, con l’Usb…
È avvenuto sin dall’inizio. I movimenti li hanno spinti a confrontarsi con un piano sociale e metropolitana. Li abbiamo incalzati spesso su un ruolo che a nostro avviso svolgevano male. A volte ci sono stati strappi molto forti. Il corteo del 19 ottobre è nato da un confronto serrato sullo sciopero generale che tardavano a convocare. L’Unione sindacale di base ha avuto un ruolo importante, anche perché ha atteggiamento unitario. Ma è stato facile discutere anche con i Cobas e tutte le altre sigle.
La vostra esperienza, che ha prodotto dal 6 aprile 2012, almeno venti occupazioni a Roma che hanno dato un tetto a migliaia di persone, può essere definita come un «sindacalismo metropolitano»?
Lo si potrebbe definire così se fosse compiuto il rapporto con i lavoratori e precari. Per il momento ha la forma di una vertenza sociale molteplice. Creiamo coalizioni tra gli operatori sociali le maestre di scuola, chi ha perso una casa o si batte contro le discariche. Insieme formiamo una soggettività più potente. Ci organizziamo per sportelli nei quartieri, organizziamo iniziative, insieme a queste persone partecipiamo ad un processo sociale di mutuo riconoscimento e di consapevolezza. Questo lavoro politico produce comunità tra italiani e stranieri. L’incontro con la seconda e la terza generazione dei migranti ha cambiato molto il conflitto sociale in una città come Roma. Ro. Ci. Maria Chiara Carrozza, ministra dell’Università, è stata contestata ieri al suo arrivo a Rende, in provincia di Cosenza, per l’inaugurazione di un nuovo campus dell’ateneo calabrese. Gli universitari hanno accolto l’auto dell’esponente del governo con cori e slogan contro le privatizzazioni e chidendo il rilascio immadiato degli studenti arrestati a Roma sabato scorso, durante la manifestazione. Contro il veicolo dove viaggiava la ministra sarebbero state lanciate anche alcune pietre ma il caos è scoppiato con le cariche della polizia. Qualche spintone e qualche insulto, ma poi la cerimonia è iniziata. «Vengo dal mondo dell’Università e capisco queste situazioni. Bisogna conoscere le ragioni della protesta», ha commentato la ministra Carrozza che si è detta disposta a incontrare una delegazione di studenti e di manifestanti.



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